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venerdì 20 novembre 2015

Il vero Islam qual è?

È tollerante? È pacifico?

Premetto subito che a questi interrogativi non ho una risposta minimamente definitiva.
Tutti sembrano avere idee molto chiare al riguardo: opinioni anche molto diverse fra loro. Si passa dal “Salvini pensiero” all'estremo opposto, con tutta una serie di posizioni intermedie più o meno moderate...

Io credo che proprio la domanda di partenza sia mal posta: cosa si intenda per “vero Islam” è un argomento troppo vasto; cercare di affrontarlo direttamente provoca solo confusione.
La riformulo quindi in maniera diversa: “Com'è il comune musulmano? È tollerante? È pacifico?”
Ma anche questa domanda non è ben espressa: secondo wikipedia i musulmani nel mondo sono circa 1,6 miliardi, impossibile quindi generalizzare. Al massimo, forse, si può fare un ragionamento di questo tipo a livello di nazione. Ad esempio: “Com'è il comune musulmano egiziano/albanese/indonesiano/francese/etc...? È tollerante? È pacifico?”

Domande di questo tipo iniziano ad avere un po' di senso anche se, ragionare a questo livello di generalizzazione, è difficile e non sempre significativo: bisognerebbe infatti considerare le diverse fasce della popolazione, per età, livello di istruzione, reddito, sesso, etc...

Sicuramente sbaglia Salvini quando indica un terrorista suicida e urla “tutti i musulmani sono così!”.
Però, per lo stesso motivo (*1), sbaglia anche chi ascolta le dichiarazioni pacate e tolleranti di un professore universitario musulmano e pensa che tutti i musulmani siano come lui.
Il terrorista suicida (*2) e il professore universitario sono infatti all'estremità opposte dello spettro: il primo è giovane, povero, magari di scarsa cultura; il secondo è più maturo, ha un reddito sopra la media ed è estremamente istruito.

La verità (nel limitato senso di superficiale generalizzazione a cui ho ridotto il problema iniziale) sta da qualche parte nel mezzo a questi due opposti.

Come ho spiegato la mia opinione al riguardo non è ben formata: l'argomento è complesso e, sinceramente, non mi è mai interessato approfondirlo...
Posso quindi solo esporre alcune mie considerazioni dalle quali però non ho ancora tratto conclusioni definitive ma che, comunque, ritengo importanti.

1. Credo che la prima difficoltà per un occidentale (*3) che cerchi di capire il mondo islamico sia quella di comprendere l'importanza della religione nella vita di tutti i giorni. Non so: penso che un'idea parziale la si possa avere cercando di immaginare come doveva essere più pervasivo il cristianesimo un centinaio di anni fa in Europa. Chiaramente questo ci dà solo un'idea parziale e, per certi versi, fuorviante della situazione: il mondo di oggi non è quello di allora! Anche nel mondo musulmano esistono i televisori, la rete e i telefonini. La sovrapposizione di tutti questi elementi rende l'intero quadro più complesso e sfocato.
Penso si possa comunque dire che il peso della religione, e quindi il modo di vedere il mondo e di rapportarsi con esso, sia molto maggiore che in occidente.

2. È un'ovvietà ma credo anche si tratti di una verità che si tenda a dimenticare: per capire il mondo musulmano bisogna partire dal Corano.
Tempo fa ne lessi (*4) almeno un terzo: mi annotai tutti gli argomenti che allora più mi interessavano: la visione della donna, il rapporto con le altre religioni, la guerra santa...
Questa lettura mi portò a delle riflessioni interessanti: avrei voluto scriverci un pezzo ma non ebbi voglia di misurare col bilancino (*5) le parole e non ne feci di niente...
Comunque almeno due idee emergono ben chiare ed esplicite: A. la legge deve seguire e basarsi sui precetti del Corano (la Sharia (*7)) il quale fornisce in tal senso delle indicazioni ben precise; B. tali prescrizioni discriminano esplicitamente fra uomo e donna e fra musulmani/cristiani+ebrei+zoroastriani/pagani.

3. Un'importante conseguenza è che un uomo non può essere contemporaneamente un buon musulmano (cioè seguire fedelmente i precetti del Corano) e sentirsi a proprio agio nello stile “laico” di vita occidentale (*6).
Immagino che queste continue contraddizioni siano alla base delle costanti lacerazioni interiori negli immigrati musulmani (o i loro discendenti) che vivono nel mondo occidentale: il dover seguire comportamenti (o idee) diversi che spesso vanno in contrasto fra loro. Pochi giorni fa ho letto un interessante articolo di uno psicologo (v. I conflitti psicologici delle diverse generazioni di immigrati) secondo il quale le generazioni di immigrati con più problemi sono la seconda e la terza: il conflitto è fra le radici culturali famigliari e la cultura del paese di adozione. Il non sentirsi né carne né pesce, il bramare un tenore di vita superiore rendendosi conto (magari per colpe non proprie) di non poterlo raggiungere; il sentirsi traditi, forse sfruttati, da una società che non dà a questi giovani possibilità e, contemporaneamente, non avere la possibilità di tornare nel paese di origine della propria famiglia ben sapendo che anche là non riuscirebbero a inserirsi...
La combinazione di questi elementi deve causare sfiducia nel futuro, un senso di insoddisfazione e frustrazione difficile da placare senza vere speranze di alternativa: come ho scritto in Apocalissi varie mi pare che questa difficile situazione sociale, in particolare il non essere in grado di rapportarsi con la realtà, abbia molti elementi in comune con la situazione sociale da cui scaturirono i movimenti apocalittici.

4. Per meglio comprendere la relazione fra mondo islamico e mondo occidentale sarebbe forse opportuno vedere come conciliano questi conflitti le popolazioni dei paesi europei storicamente musulmani: questo per evitare che le problematiche dell'immigrazione, dovute al difficile adattamento in una realtà diversa, si sovrappongano alla questione originaria. Mi vengono quindi in mente l'Albania, la Bosnia (*9) e, forse, la Turchia (*8).

Ecco, mi piacerebbe sapere cosa ne pensa la gente comune in questi paesi degli attentati in Francia: come spiegato infatti la popolazione musulmana di queste nazioni non vive il trauma di trovarsi in paesi con tradizioni culturali diverse e, da questo punto di vista, la loro opinione è ben rappresentativa del rapporto fra Islam e occidente.

Sfortunatamente non ho idea di quale sia il pensiero comune sugli attentati in Albania e Bosnia. Un'idea per la Turchia ce l'ha data lo stadio, per l'amichevole con la Grecia, dove il pubblico si è chiaramente espresso in favore dei terroristi: v. Quei fischi durante Turchia-Grecia (dal Corriere.it)
Al di là dei proclami politici, che possono essere dettati da ragioni di opportunità, mi pare che una fascia importante della popolazione (almeno quella che va allo stadio) giustifichi queste forme di terrorismo.

Inoltre, da tante altre piccole notizie (v. Giovane musulmano difende le stragi in TV... oppure Studentesse musulmane fuori dall'aula durante l'omaggio a Parigi) si capisce che anche l'opinione degli immigrati musulmani in Italia, come minimo, non sia a prescindere compatta contro gli episodi di terrorismo...

5. Cosa si può concludere da queste riflessioni?
Sfortunatamente poco o nulla: l'argomento è estremamente complesso e andrebbe studiato approfonditamente da molti angoli diversi per riuscire a ricavare qualche conclusione significativa.

La mia sensazione, ma è solo tale, è che il mondo islamico, nel senso ampio e vago di mentalità dell'uomo comune, sia meno tollerante e pacifico di quanto ci piaccia credere: le ragioni di ciò affondano le proprie radici in alcuni principi religiosi chiaramente espressi dal Corano. Nella mia lettura superficiale e incompleta non vi ho trovato qualcosa di analogo al “porgere l'altra guancia” mentre era costante la distinzione fra musulmani e non musulmani...

Conclusione: come spiegato nella premessa ero, e sono, consapevole di non poter arrivare a pareri definitivi su questo argomento così complesso. Mi pare comunque che questo pezzo abbia il merito di ridefinire in maniera più sensata, per quanto comunque vaga e superficiale, la problematica (cosa intendiamo quando parliamo di mondo islamico: nella mia definizione il comune sentire del musulmano “medio” di una specifica nazione); di aver indicato dove guardare per capire quali sia il rapporto fra Islam e occidente al netto dell'immigrazione (Albania, Bosnia e, forse, Turchia); di aver evidenziato il conflitto di fondo fra i valori musulmani e quelli apparentemente laici del mondo occidentale; di aver ricordato come si debba sempre tenere presente il Corano per comprendere la mentalità musulmana.
La mia personale sensazione finale è solo tale: una sensazione e nulla più. Certamente starò con gli occhi aperti pronto a cambiarla ed evolverla...

PS: proprio oggi mi sono imbattuto in un pezzo interessante di uno scrittore di fede musulmana: Terrorismo e Islam: quando ho scoperto di essere un musulmano moderato. Il pezzo è molto biografico ma mi pare che affronti il mio stesso argomento seppure da un punto di vista totalmente diverso. Shady Hamadi, l'autore dell'articolo in questione, insiste infatti sull'inutilità dell'etichettare i singoli perché così facendo si perde il senso del tutto: non so se è una forzatura ma io vi vedo la premessa al mio ragionamento (punto 1) sulla necessità di semplificare per poter meglio comprendere...

Nota (*1): l'eccesso di generalizzazione...
Nota (*2): ma Bin Laden era super ricco: e infatti non li pilotava lui gli aerei dell'11 settembre...
Nota (*3): c'è anche da aggiungere che molti dei valori del cristianesimo sono ormai stati inglobati nei cosiddetti principi laici del mondo occidentale: non ce ne rendiamo conto ma quella che a noi sembra una visione laica del mondo è in realtà basata su un profondo substrato cristiano...
Al riguardo ho scritto un paio di pezzi ai quali rimando per un ulteriore approfondimento: Religione e civiltà (2/2) e Religione e civiltà (1/2).
Nota (*4): ovviamente di una traduzione in italiano: so perfettamente che non è come leggere l'originale in arabo ma credo che almeno un'idea riesca a renderla...
Nota (*5): non volevo rischiare di far infuriare un fanatico isterico con le mie idee! Oltretutto degli amici a cui lessi i miei appunti mi dissero esplicitamente che non era il caso di pubblicarli: ma più della paura mi censurò la pigrizia...
Nota (*6): anche perché i principi “laici” occidentali in realtà sono per la maggior parte derivati da analoghi principi cristiani. Vedi nota (*3)...
Nota (*7): ho collegato volutamente la pagina inglese perché quella italiana mi è parsa confusa e, per questo, consiglio di evitarla...
Nota (*8): la mia perplessità sulla Turchia è, diciamo, geografica: nonostante sia situata a cavallo fra occidente e Medio Oriente non so se, proprio per questo, possa essere realmente rappresentativa di come cultura occidentale e musulmana possano integrarsi insieme...
Nota (*9): sebbene comprensibilmente l'opinione e i sentimenti dei bosniaci potrebbero essere ancora pesantemente influenzati dall'ancora troppo recente guerra civile.

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