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sabato 16 maggio 2015

Protomiti e distorsioni (1/2)

Questo pezzo nasce da uno spunto dato da Miti attuali e, in particolare, dalla teoria del funzionalismo (*2) di Bronislaw Malinowski nella quale mi sono imbattuto nell'ambito del corso sui miti greci e romani.

Malinowski ipotizzò che i miti avessero una funzione utile nel contesto della società che li creò. Il mito infatti sottolinea, supporta e legittima un certo comportamento utile alla società.
Appena (*1) ascoltai questa teoria mi si accesero un paio di lampadine!
La prima è una “debolezza” di questa idea: è difficile pensare agli antichi poeti come a degli ingegneri sociali capaci di manipolare sottilmente i loro lettori attraverso i propri racconti/scritti. E, in effetti, l'insegnante ha poi sottolineato (senza aggiungere altro) che la teoria del funzionalismo non si preoccupa della nascita dei miti...
La seconda lampadina parte da una domanda: se i miti sono delle storie con una funzione nascosta, allora tutte le storie con una funziona nascosta sono miti? Ovviamente no! La storiella che il bimbo si inventa per non essere brontolato dalla maestra non è certo un mito...
Però, proprio questo concetto di storia con funzione nascosta, è alla base della mia teoria sui protomiti.

Da tempo ho maturato l'idea che l'uomo basi la maggior parte delle sue decisioni, talvolta anche importanti, in maniera parzialmente irrazionale. L'uomo si vanta di essere una creatura razionale ma raramente si comporta come tale!
Concausa principale di questo comportamento è la visione del mondo che l'uomo si crea nel corso della propria vita. È una visione del mondo tappezzata da molteplici illusioni (v. il recente Miti attuali e i vari riferimenti alla rivoluzione cognitiva di Harari) che, come fossero velari, lo schermano dalla complessità delle problematiche che nascondono. In parte è anche un problema di sovrabbondanza di informazioni: una singola persona non ha tempo sufficiente per esaminare dettagliatamente ogni aspetto del mondo circostante e deve quindi ricorrere a delle semplificazioni.
Idealmente questi modelli semplificati dovrebbero essere verosimili, e quindi affidabili, ma non sempre è così: talvolta alcune delle illusioni che ci circondano sono profondamente false, magari non in maniera evidente ma sottilmente, basandosi su principi dubbi o su verità che appaiono ovvie ma in realtà non lo sono.
Queste illusioni sono le premesse fallaci su cui si basano ragionamenti e considerazioni apparentemente razionali: ma le mura costruite senza fondamenta difficilmente vengono su dritte!
È da sottolineare anche la forte resistenza psicologica che l'uomo oppone a chi cerca di dimostrargli l'infondatezza di alcune illusioni. In parte è un meccanismo di autodifesa: talvolta queste illusioni costituiscono le impalcature sulle quali si basano intere personalità. Mi immagino facilmente l'anziano che da sempre ha votato lo stesso partito XX e che, da una vita, è abituato a valutare sé stesso e gli altri proprio alla luce di questa discriminante: se qualcuno, anche armato di argomentazioni, prove e dati reali, provasse a dimostrargli che XX è sostanzialmente uguale a YY, allora questi, invece di ascoltare con mente aperta, si turerebbe le orecchie, si arrabbierebbe con chi cerca di “ingannarlo” e scapperebbe via: alla faccia della razionalità...
Questo comportamento evidenzia un'altra caratteristica psicologica fondamentale dell'uomo: si preferisce aggrapparsi a un'illusione falsa ma rassicurante piuttosto che affrontare una realtà ricca di difficoltà, contraddizioni e ingiustizie.

Ma come si creano queste illusioni di cui l'uomo si circonda e, anzi, formano talvolta parte integrante della sua personalità?
Qui entra in scena la mia teoria con i “protomiti” e, come vedremo, le “distorsioni”.

Ma prima è necessario introdurre un po' di terminologia. Nella premessa iniziale ho parlato genericamente di “storie” mettendo sullo stesso piano un mito come l'Odissea e la bugia di un bambino. Ma cosa intendo con una “storia”?
La mia definizione di “storia” è molto ampia. Ovviamente include un racconto sia scritto che orale ma anche un articolo, un video, una canzone, una pellicola e simili. Ma non solo: con “storia” intendo anche un racconto implicito come, ad esempio, l'interpretazione comune di un'idea: ovvero come tale idea è comunemente definita, vista e percepita. In quest'ultima accezione la “storia” va a coincidere con l'illusione che comunemente maschera l'entità dietro di essa.

Distorsione e protomito sono storie che hanno in comune la caratteristica di essere nati con uno scopo ben preciso che, in alcuni casi, può anche non essere percepito esplicitamente come tale non solo da chi ne è influenzato ma anche da chi se ne avvantaggia o da chi le ha create.
Il protomito ha molte caratteristiche di un mito: non lo è, ma avrebbe le potenzialità per divenirlo; la “distorsione”, a sua volta, ha delle caratteristiche del protomito ma senza la potenzialità di poter divenire un mito.
Mentre distorsioni e protomiti sono la norma, i miti sono invece l'eccezione.
Distorsioni e protomiti hanno la funzione di aiutare a creare, rafforzare, mantenere e, talvolta, modificare le illusioni comuni a gran parte di una specifica popolazione.

Ma quali sono le caratteristiche di distorsioni e protomiti? Al momento ho stabilito la seguente lista; il protomito:
A. contiene elementi extrarazionali e/o fantastici
B. ha una funzione nascosta
C. è ripetuto/codificato
D. è riconosciuto significativo
E. intrattiene
F. persuade
G. legittima
H. giustifica
I. ha diffusione vasta
J. è interconnesso con altri protomiti

È possibile, anzi probabile, che finirò per aggiornare più volte questa lista ma, per il momento, è una buona base di partenza.

Per non rendere il pezzo troppo lungo e pesante preferisco interromperlo adesso e lasciare gli esempi dettagliati di protomiti e distorsioni per la prossima puntata.

Nota (*1): magari non ci crederete ma per l'intuizione si è trattato veramente di istanti: poi, per l'approfondimento, mi è occorso più tempo...
Nota (*2): come spiegato altrove traduco in italiano anche i termini tecnici che incontro nei corsi in linea in inglese: non è detto però che la mia traduzione corrisponda al vocabolo italiano usato dagli esperti nel settore.

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