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martedì 22 maggio 2018

Serie modeste

Ultimamente (ultimi 10 mesi?), grazie a Netflix, guardo molte serie televisive (*1) anche se ne finisco poche: sì, perché preferisco iniziarne di nuove che finire quelle vecchie.
Un po' è colpa degli sceneggiatori americani: sono molto bravi a creare aspettativa con trame e idee interessanti ma poi, quando si dovrebbe arrivare a delle conclusioni, non sono in grado di mantenere quanto promesso e, spesso, scadono nel banale o nell'assurdo.

“Dal tramonto all'alba” è forse l'esempio più cospicuo: le prime 4-5 puntate (non ricordo esattamente) sono eccezionali, poi il crollo netto. Sono fermo alla seconda puntata della seconda stagione...

Con “Continuum” sono arrivato al quarto episodio della seconda stagione: qui il peggioramento è stato più graduale, forse lo svolgersi degli eventi è troppo lento al di là dell'azione della singola puntata. Sembrava che la trama della serie non progredisse abbastanza. Ma forse ci tornerò.

Ho provato poi a guardare “Una serie di sfortunati eventi”: al primo tentativo avevo lasciato perdere dopo 10 minuti, qualche mese dopo ho voluto riprovarci e ho terminato la prima puntata. Ma è un umorismo che non capisco e che non mi piace, TUTTI i personaggi mi restano antipatici. Non so: forse ci sono anche ragioni psicologiche ma non vi ho riflettuto.

Poi ho guardato abbastanza “Wolfblood”: una serie inglese.
Le serie inglesi di solito mi piacciono ma hanno il limite di essere prodotte con pochi mezzi rispetto a quelle americane: se il genere è basato su recitazione e trama non è un grosso problema ma se c'è bisogno di effetti speciali allora...
Un'altra differenza fra serie americane e inglesi è nella scelta degli attori: nelle serie americane le attrici (e credo gli attori) sono tutte belle o almeno molto carine, nelle serie inglesi no (*1).
Non so, forse l'idea è quella di rendere le serie più realistiche mettendovi volti che non sembrano venire dalle riviste patinate.
E poi c'è quello che è forse il più grande limite dell'attuale produzione inglese: ovvero il voler inserire, talvolta forzatamente, il politicamente corretto in ogni episodio: il risultato è spesso prevedibilità e quindi noia.
Ora se al pubblico inglese sta bene essere condizionato e influenzato anche da programmi di intrattenimento allora benissimo per i produttori e per chi li commissiona: io però voglio solo divertirmi e distrarmi quando guardo una serie e, se mi accorgo che si cerca di manipolarmi, allora mi irrito e guardo altro.

Altra serie inglese è “Skins” (sono arrivato alla sesta puntata della prima stagione). L'ho iniziata a guardare perché era V.M.18 ma non mi è ben chiaro il motivo: a parte qualche nudo non c'è altro. Segue la vita quotidiana di vari giovani studenti inglesi ma non riesce ad appassionarmi. Qualche ragazza carina ma parecchi personaggi insopportabilmente antipatici.

Un'altra serie inglese che avevo iniziato a vedere (ma si tratta ormai di oltre sei mesi fa) era “Misfits”. Trama sostanzialmente a episodi, basata principalmente sulle interazioni dei protagonisti fra loro. Gli effetti speciali non cercano di essere realistici e quindi sono tollerabili. Finché vi erano idee buone e originali l'ho guardata volentieri ma arrivato alla seconda stagione (episodio 5) ha iniziato ad annoiarmi.

Ah, ho visto anche la serie americana “Happy!”: solo 8 puntate. Carina: una strana commistione fra scene iper violente e cartoni animati. Sembra la sceneggiatura per un film diluita su più episodi...

Di “The Originals” sono arrivato al 16° episodio della prima stagione. L'ambientazione con vampiri, magia e lupi mannari in generale mi piace. Mi ha però da subito lasciato perplesso la decisione di rendere i protagonisti come i vampiri più antichi (e quindi gli “originali”), i primi creati. Primo non mi sembrano abbastanza potenti né la storia della loro nascita mi convince e, secondo, vengono fatti risalire ad appena mille anni fa circa: probabilmente per gli americani mille anni sembrano molti ma per gli europei, abituati a una storia più antica, è un po' poco...
Comunque molte attrici erano carine e questo basta per guadagnare la mia attenzione.

“Designated Survivor” (di cui devo aver già scritto) è un'altra di quelle serie che parte alla grande e poi inizia a brancolare nel vuoto (di idee). Le prime 13 puntate (circa) sono ottime poi la noia. Sono arrivato alla seconda puntata della seconda stagione. “House of Cards” è infinitamente meglio.

Nelle ultime settimane sto seguendo tre serie in parallelo.
La prima è “Zoo”. Ho iniziato a guardare la serie molto prevenuto perché le premesse erano di una trama bislacca e non credibile: gli animali si “ribellano” al genere umano e incominciano a “coordinarsi” uccidendo persone. La trama, come previsto, si è dimostrata in effetti assurda ma, per quanto ci sia andata vicino, non ha mai superato la linea della sospensione della credulità che le avevo assegnato. Soprattutto dal punto di vista scientifico è carente: sembra che la rivolta degli animali sia stata provocata da una multinazionale chimica che, in tutti i suoi prodotti, usa un catalizzatore, una specie di “lievito madre”, che accelera la produzione rendendola più economica. Anche l'evoluzione degli animali che entrano in contatto con i suoi prodotti ne è però accelerata provocando mutazioni che danno loro dei super poteri.
La “soluzione” la scopre però uno dei protagonisti, il veterinario del gruppo, che grattugia un po' del “lievito madre”, lo aggiunge a un dente di leopardo tritato, mescola il tutto in un miscelatore elettronico e, DNA-cadabra, ecco pronto l'antidoto!
In realtà forse continuo a guardare questa serie solo per “colpa” di una delle protagoniste: la “giornalista”, una ragazza molto carina e con un bel nasone...

La seconda è “L'alienista”: una serie in costume, ambientata nella New York di fine XIX secolo. Belle le ricostruzioni. Interessanti i personaggi. Trama accettabile. Il mio giudizio dipenderà molto da come evolve.

La terza serie l'ho iniziata da pochi giorni e si intitola “Under the dome”. La trama si basa sull'assurdo di una cupola di energia invalicabile e indistruttibile: il mio giudizio finale dipenderà da come verrà giustificata ma, per adesso, neppure ci provano.
In pratica la serie si basa sulle relazioni dei personaggi intrappolati sotto la cupola e le problematiche dovute all'isolamento forzato: come verrà gestita la fine del cibo e delle medicine?
Ovviamente a me della serie piace soprattutto la procace giornalista dai capelli rossi...

Vabbè, la maggioranza delle serie che ho visto sono guardabili ma anche dimenticabili: cioè guardarle una volta può essere piacevole, due o più volte uno strazio!

Le eccezioni sono: “Altered Carbon” veramente una trama bellissima! “Penny Dreadful” ma solo la prima stagione; “The OA” che però forse è piaciuto solo a me!; e forse “Tredici” probabilmente grazie all'ottima interpretazione del protagonista maschile...
Ah! e dimenticavo “Stranger Things”! La prima stagione è eccellente, la seconda già un po' peggio...

Conclusione: l'ideale sarebbe sapere in anticipo quali sono le serie valide! Anche se in realtà molto dipende dai gusti. Ad esempio “The OA” è davvero adatto a pochi ma a me è piaciuto tantissimo...

Nota (*1): anche perché Netflix di film che mi interessano ne ha pochi nel suo repertorio...
Nota (*2): in quelle spagnole poi sembra che debbano essere brutte per poter recitare...

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