«[Figlio dell'uomo] Porgi l'orecchio e ascolta le parole di KGB
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lunedì 5 giugno 2017

Molte varie

Ieri dopo giorni di continuo peggioramento mi ero deciso ad andare dalla mia dottoressa di base. Ovviamente stamani stavo già meglio. Ho atteso un'ora e venti dietro una sfilza di vecchietti malaticci e finalmente il sostituto mi ha visitato: niente di che, mi ha dato un mucolitico dicendomi che mercoledì dovrei stare bene: gli ho chiesto se era normale che fossi peggiorato nonostante fossi stato attento a riguardarmi e mi ha risposto di sì... bo, se lo dice lui...

Nel frattempo ho terminato di leggere due libri: Hakagure – Il codice segreto dei samurai di Yamamoto Tsunetomo, ed. ET Classici, trad. Luigi Soletta, 2015; e La strada delle stelle di L. Niven e J. Pournelle, Editrice Nord, trad. Giusi Riverso, 1975.

L'Hakagure mi ha un po' deluso e il motivo è semplice: la versione in italiano è una selezione di brani tratti da un'opera di ben undici libri. Il criterio con cui si è deciso cosa tradurre non è noto né evidente: alcuni passaggi sono buffi, altri interessanti, altri profondi, alcuni strani e poco comprensibili.
Alla fine l'immagine che si ricostruisce da questa selezione è un po' troppo frammentaria: soprattutto di alcuni passaggi avrei veramente gradito conoscerne il contesto.
Nel complesso è comunque una lettura interessante perché la cultura dei samurai si è andata poi a sovrapporre su quella giapponese e, ad esempio, la fedeltà degli impiegati alla propria azienda è analoga a quella del samurai per il proprio signore.
L'autore è un ex samurai che, alla morte del proprio signore, invece di fare seppuku, divenne monaco buddista. Nella selezione sono quindi mischiati insieme passaggi che istruiscono sulla via del samurai e su quella del buddismo: vie che fra loro hanno poco in comune.
Sarebbe interessante aggiungere qualche dettaglio in più: come al solito ho annotato molti particolari interessanti ma nel pezzo odierno voglio dedicarmi anche ad altri argomenti, quindi...

La strada delle stelle l'avevo comprato qualche settimana fa usato per 5€. Come ho spiegato altrove trovo che la Serie Oro della Nord fosse eccezionale e qualsiasi acquisto è una garanzia di qualità.
Il problema è che questo libro l'avevo già letto oltre trent'anni fa: solo che non avevo riconosciuto il titolo né gli autori! Mi sono occorse 90 pagine per rendermene conto ma poi ci sono riuscito...
Anzi ricordavo perfettamente l'essenza della trama e per anni sono stato tentato di rileggerlo: l'avessi fatto avrei evitato di acquistare un doppione...
È buffo: mi ricordavo anche qualche elemento, fra cui una fuga: mi sembrava però che fosse a “lieto fine”, invece... beh, almeno mi ha colto di sorpresa.
Nel complesso un ottimo libro che regalerò a qualche amico che ne farà richiesta...

Piano piano sto continuando anche nella lettura della raccolta di monografie L'uomo romano a cura di Andrea Giardina, Economica Laterza, 1993.
Essendo una raccolta di monografie la qualità è estremamente variabile: dopo aver letto di schiavi e liberti (v. Schiavitù romana 1 e 2) sono passato alla figura del contadino. Non era malvagia e in parte si sovrapponeva e completava quella magnifica sulla schiavitù: il problema è che ci sono poche fonti sui contadini e rispetto alle altre monografie questa è particolarmente corta.
Decisamente migliore quella successiva sugli artigiani: di nuovo si sovrappone alla monografia sugli schiavi visto che ci fu una competizione sul lavoro. Degli artigiani sappiamo qualcosa di più perché, anche se disprezzati dalle fonti “ufficiali”, alcuni di loro fecero abbastanza fortuna da lasciarci delle iscrizioni funerarie sulle proprie tombe molto significative.
È possibile che ci scriva un pezzo, non so...
Poi ho letto la monografia di Andrea Giardina (che è anche il curatore della raccolta) sul “Mercante”: è stata un po' deludente. Scritta benissimo ma molto superficiale: si percepisce la cultura vastissima dell'autore ma non si entra nei dettagli come fanno ad esempio gli autori delle monografie su schiavi e artigiani.
Giardina dà una descrizione monolitica della figura del mercante nell'antichità: personalmente ho sentito la mancanza dell'evoluzione, secolo per secolo, della figura del mercante come accade invece in altre monografie...
Attualmente sto invece leggendo la monografia “Il povero” di C. R. Whittaker: veramente notevole!
Gli spunti per possibili collegamenti e conferme alla mia epitome sono molteplici: seppure a livello embrionale, è chiaro che l'autore la pensi come me su molte dinamiche della società: certo lui non parla di protomiti e parapoteri ma a quello ci penserò io!

Epistolando con un'amica ho fatto un'interessante scoperta su me stesso.
Le spiegavo che quando sento/leggo una storia, automaticamente, senza cioè neppure sforzarmi, ipotizzo tutta una serie di possibilità che spieghino eventuali incongruenze o semplicemente dei vuoti del racconto.
Se mi viene raccontato “mio zio ha fatto XXX e YYY, allora io gli ho detto ZZZ, ma lui, invece di rispondere WWW, ha fatto KKK...” anche se non conosco per niente lo “zio” del racconto ecco che mi immagino tutta una serie di ipotesi per spiegarne il comportamento e le parole.
Lo faccio automaticamente, non è uno sforzo: per questo sono molto bravo a fare “l'avvocato del diavolo”. Poi quando scopro una nuova informazione allora, sempre automaticamente, elimino tutte le ipotesi non più compatibili con essa...
Lei invece, mi spiegava, ragiona in maniera diversa: per lei sarebbe uno sforzo fare quello che faccio io, e invece si basa più su sensazioni e intuizioni che, dice, sono molti affidabili.
È chiaro però che il mio approccio è più universale: lei può usare il suo metodo solamente se è direttamente coinvolta nella vicenda mentre io posso usare il mio metodo, questo “flusso di ipotesi”, in qualunque situazione.

Io pensavo che la stranezza fosse lei ma mi ha convinto, citandomi il mio profilo INTP (v. Intpj) che questo mio modo di procedere è normale per me ma non per tutti: è la mia voglia di indagare e di approfondire che mi spinge a esaminare tutte le possibilità. E in effetti questa mia capacità di collegare insieme tanti elementi diversi (basti pensare all'epitome) mi è utilissima per sfornare teorie su teorie.
Ora dovrò fare qualche esperimento per approfondire l'argomento e capire come ragionano le altre persone: credo che una buona base di partenza sia il mio quesito (aperto, cioè con più risposte corrette possibili) sulle nutrie (v. il corto Le due nutrie) che riporto qui di seguito:
«Ieri ho fatto la mia passeggiata senza cuffie: ho pensato meglio anche se adesso non ricordo nessuna riflessione particolarmente interessante tranne forse il seguente (semplice!) problemino logico...

Nella mia passeggiata costeggio un piccolo torrente abitato dalle nutrie (una via di mezzo fra grossi topi e castori). In macchina si vedono raramente ma camminando a piedi è facili sorprenderle: adesso ho poi scoperto un piccolo sentiero che usano per passare dal torrente a dei campi vicini attraversando la strada. Ora quando ci passo sto particolarmente attento...

Proprio lì, un giorno, ho visto una nutria che tagliandomi la strada, e muovendosi piuttosto goffamente (decisamente più agili in acqua!), si è infilata nel campo. Un altro giorno ne ho vista una morta, investita da un'auto.

Quesito: come potrei essere sicuro che non si tratti della stessa nutria?»


è un problema semplice: ci sono poche informazioni e si deve solo immaginare uno scenario che risponda nella maniera più plausibile possibile alla domanda.
Al momento l'amica si è rifiutata anche solo di provare a rispondere ma confido di convincerla a tentare...

Conclusione: speriamo davvero di stare bene per mercoledì!

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