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sabato 12 novembre 2016

Da Goofynomics a Baricco

Leggendo Goofynomics, passando da collegamento a collegamento, sono arrivato a un “vecchio” articolo del 2012 (1992: le “lievi imprecisioni” del Corsera) dove il Bagnai criticava, col suo solito umorismo caustico, degli articoli di economia di Repubblica e del Corriere della Sera.

Come i miei lettori sanno la mia opinione dei due principali quotidiani nazionali è estremamente bassa e così ho letto con curiosità e divertimento tale articolo. Mi sono subito reso conto che era una bella perla e così ho deciso di mandarela in dono a una mia cugina che, vivendo all'estero, basa la sua conoscenza dell'Italia unicamente sui due quotidiani sopracitati. Ovviamente abbiamo più volte discusso sull'argomento e io sono addirittura riuscito a farle ammettere che leggere anche altri quotidiani con punti di vista diversi (le avevo suggerito il FattoQuotidiano.it) non avrebbe avuto controindicazioni ma solo benefici: però so che l'abitudine è più forte del buon senso e dubito fortemente che abbia poi seguito il mio consiglio...
Insomma questa era l'occasione buona per mandarle una “frecciatina” sull'argomento.

Lei mi ha risposto di leggere un articolo di Alessandro Baricco: Essere un ferramenta del Wyoming pubblicato su La Repubblica del 10 novembre.
La solita cugina, circa quindici anni fa, mi aveva fatto leggere Seta, proprio di Baricco che è infatti uno dei suoi autori preferiti. Di tale romanzo non ricordo assolutamente niente tranne che si leggeva bene; più recentemente avevo incontrato di nuovo il nome di Baricco sul Lercio.it: “Pronto? Sono Bob Dylan, il mio Nobel datelo a Baricco”. Ma era Baricco...
Insomma ero un po' incuriosito ma anche titubante: il fatto che scrivesse per Repubblica infatti me lo rendeva sospetto. Alla fine mi sono poi deciso ad assaggiare questa minestra solo per poter scrivere alla cugina:
“Letto...
Tu hai letto l'articolo che ti ho mandato io?” (*1)

Comunque alla fine non è stato tempo perso perché si è trattato di un articolo che mi ha fatto riflettere.

È scritto bene, scorre veloce ed è corto.
Il suo argomento è semplice: l'uomo comune negli ultimi anni si è abituato, grazie a Internet, a fare da solo cose che prima delegava ai professionisti del settore. Questo gli ha dato l'illusione di poter fare a meno di qualsiasi élite culturale e, col tempo, ha maturato rancore nei loro confronti sospettando di esserne vittima. Quando poi capita una votazione, e le élite si schierano tutte da una parte, ecco che allora l'uomo comune ha la sua vendetta e vota all'opposto di quello che queste suggeriscono. Ecco spiegata la BREXIT e Trump presidente.
Baricco conclude poi che le élite non devono arroccarsi sdegnosamente nelle proprie posizioni ma devono trovare il confronto e possibilmente un punto di equilibrio con l'uomo comune.

L'articolo è difficile da criticare perché quando lo si inizia a leggere si è poi trascinati su uno scivolo di immagini che ti accompagnano dall'inizio alla fine. Non c'è una pausa che permetta di riprendere fiato e valutare bene cosa si è appena letto: è una ciambellona che non si può mangiare a morsetti ma va ingoiata tutta intera. Per questo non è facile da analizzare ma, ovviamente, lo farò...

La prima cosa che ho notato, e che mi ha infastidito per tutta la lettura, è l'aver diviso la popolazione in un'élite colta, raffinata e ovviamente illuminata e i bifolchi ignoranti e presuntuosi. È una distinzione troppo netta, senza le sfumature della realtà e, soprattutto, fuorviante nella sua semplificazione discriminante: i belli, buoni e istruiti da una parte i cafoni brutti e sporchi dall'altra. Baricco non lo scrive ma è chiaro chi ha torto e chi ha ragione: la BREXIT è stata un errore e la Clinton era meglio di Trump... Ecco cosa succede quando gli ignoranti votano compatti...

Ma quella appena mostrata la si può considerare solo una fastidiosa distinzione che ha urtato la mia suscettibilità solo perché sono io ultra sensibile: evidentemente Baricco si rivolge alle élite culturali che leggono La Repubblica e non a KGB...
Invece il passaggio che secondo me è realmente sbagliato, e che però è la chiave di volta del pensiero di Baricco, è che l'uomo comune ha perso fiducia nelle élite (*2) perché si illude (vedi gli esempi sull'uso di Internet) di poterne fare a meno e di essere altrettanto bravo e capace.
No, non è così!
L'uomo medio ha perso fiducia nelle élite perché il suo tenore di vita si è nettamente abbassato: non per un'illusione o per presunzione ma perché oggettivamente ha (quando va bene) meno soldi in tasca.
L'uomo comune, che sarà pure ignorante e rozzo ma che non è neppure completamente scemo, si è reso conto che le élite culturali nella loro saggezza, vuoi per incapacità, per semplice sfortuna o magari per salvaguardare altri interessi, con le loro indicazioni non hanno fatto che peggiorare la situazione: è naturale quindi che cerchi delle alternative. Alternative, aggiungo io, che non spaventano chi non ha più niente da perdere ma che terrorizzano chi ha una vita privilegiata e che per questo preferirebbe mantenere lo status quo.

Credo che Baricco prima di mettersi a dialogare con gli uomini comuni dovrebbe rendersi conto di quali siano le loro vere motivazioni: non si tratta di bambinoni ignoranti da educare a riconoscere i propri limiti ma di persone mosse da problemi concreti che fanno sacrifici per arrivare a fine mese. Se Baricco cerca il confronto senza rendersi conto di questa evidenza rischia di ottenere solo un calcio in c### dal ferramenta del Wyoming, altro che punto d'incontro...

Conclusione: comunque articolo interessante perché fa ben capire quale sia il punto di vista delle élite pseudo culturali o che si autodefiniscono tali.

Nota (*1): ancora non ho ricevuto risposta... RICEVUTA: leggerà domani l'articolo di Bagnai!
Nota (*2): mantengo la categorizzazione di Baricco per usare una terminologia consistente con quanto già scritto...

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