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mercoledì 29 aprile 2015

Mito mitologico

Come corso “leggero”, come passatempo, mi sono anche iscritto a Greek and Roman Mythology senza preoccuparmi bene di informarmi sugli argomenti trattati.
In verità, oggi ho ascoltato la prima lezione, il corso è piuttosto impegnativo, soprattutto come tempo richiesto, perché prevede la lettura di molti testi.

Comunque già la prima lezione è stata interessante: per circa 45 minuti l'insegnante ha spiegato cos'è un mito. Ho trovato la spiegazione illuminante: sia Jung che Nietzsche chiamano in causa il concetto di mito ma non mi erano chiarissime tutte le implicazioni del termine.

Quello che mi creava confusione è che io cercavo una definizione unitaria e definitiva mentre invece, l'ha spiegato chiaramente l'insegnante, ogni studioso ha dato significati diversi, e talvolta totalmente contrastanti, a tale parola.

Per alcuni i miti sono solo bugie, favole che non vale la pena studiare più di tanto, mentre per altri non solo si tratta di verità ma, anzi, di verità profonde e universali. Oppure: per alcuni il mito è il frutto di una specifica cultura mentre per altri è il mito che plasma la cultura di un popolo.

Ora mi è chiaro che Jung nel mito vedeva le verità profonde della natura umana mentre per Nietzsche è la forza che forgia la cultura di un popolo. Fino a ieri cercavo, senza riuscirvi, di conciliare insieme queste due definizioni mentre adesso so che devo semplicemente considerarle come due interpretazioni parallele della stessa parola.

Aggiungo anche che a scuola avevo imparato che l'Iliade e l'Odissea erano state create raccogliendo insieme il materiale composto nel corso di generazioni da più poeti/bardi. Adesso sembrerebbe invece che gli studiosi siano concordi nel ritenere l'Iliade come l'opera di una sola persona, l'Odissea come probabilmente l'opera di una sola persona e che forse l'autore delle due opere sia lo stesso! Chi sia veramente l'autore non è dato saperlo ma non c'è niente di male a chiamarlo Omero proprio come vuole la tradizione...

Conclusione: mi piace come, per caso, anche stavolta io abbia finito per imparare qualcosa di imprevisto che però, come la tessera mancante di un puzzle, va a riempire esattamente il piccolo vuoto di incertezza in due campi irrelati fra loro!

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