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martedì 14 novembre 2017

Bianca & Bernie

Nel 1977 uscì al cinema la pellicola Bianca & Bernie che andai a vedere al cinema con un mio compagno di prima elementare e le nostre rispettive mamme. Per i successivi 40 anni mi ero annotato di rivederlo.

I lettori più giovani devono sapere che è esistito un periodo in cui i cinema erano stracolmi: addirittura le persone, che pure avevano acquistato il biglietto, non trovavano posto per sedersi e stavano a vedere la pellicola in piedi, pigiandosi sui corridoi ai lati delle file di poltroncine.

Ecco, ricordo che quella sera fu una di quelle terribili, una di quelle in cui avevo l'ordine (per non rimanere disperso) di stare attaccato al cappotto di mia madre mentre lei si incuneava fra gli spettatori.
Mi chiedo se la mia idiosincrasia per la folla sia nata proprio in una di queste occasioni...

Comunque, nonostante gli sforzi, deve essere stata una di quelle volte in cui riuscivo a vedere appena metà o meno dello schermo e sempre in balia dei movimenti di chi era davanti a me e che potevano in ogni istante azzerare la visione.

Eppure fu una serata un po' magica per me: era la prima volta che andavo al cinema e ne condividevo l'emozione con un amico (*1), poi ero con la mamma ma senza il babbo, non la sera ma il pomeriggio: mi sembrò improprio ma mi piacque moltissimo.
A scuola quell'anno, per la prima volta, tutta la classe fece l'album delle figurine basato su quel film: solo dall'anno successivo, in seconda elementare, i maschi si concentrarono su quello dei calciatori e le femmine... bo, cose loro...

Insomma del cartone animato non ricordavo niente ma ero molto curioso di rivederlo.
Onestamente, anche a riguardarlo, non ho riconosciuto molto: solo un vago ricordo del gabbiano/aereo e dello “strano” veicolo con cui Medusa, la cattiva di turno (*2), viaggiava sull'acqua (in effetti una specie di moto d'acqua, ma da noi quei veicoli non erano ancora diffusi!).
Eppure adesso (sto scrivendo a 24 ore di distanza) ho il dubbio, la sensazione di aver provato una certa risonanza con le emozioni provate da bambino, qualcosa però di subliminale, che non riesco a percepire coscientemente.
A ripensarci la trama mi pare banale ma non posso escludere che invece, a sei anni, mi abbia fatto una profonda impressione: perché in effetti è una pellicole lugubre, con colori scuri, invernale, ambientata in una palude, su un battello a vapore incagliato e in disfacimento, in una grotta claustrofobica in balia delle maree. La protagonista è poi un'orfanella il cui unico amico è un orsacchiotto di pezza...
Insomma non è il solito film della Disney tutto fiori e colori vivaci: è invece cupo dall'inizio alla fine e, anche se finisce bene, resta la sensazione di un mondo freddo e pieno di insidie.
Non mi stupisce che fra le pellicole della Disney questa sia una delle meno conosciute e riproposte...

Non mancano poi gli anacronismi culturali: soprattutto la topina protagonista propone degli stereotipi femminili ormai vieti, così come stona il richiamo, anche se generico, alla “fede” invece che a una più neutra “speranza”.

Conclusione: non so... sicuramente mi aspettavo di più... ma sarebbe interessante sapere cosa ne pensano i bambini: di sicuro la figlia (4 anni) della coppia che mi ha prestato il DVD non ha voluto vedere questa pellicola o, meglio, ha guardato l'inizio e ha subito deciso che non le piaceva...

Nota (*1): nonostante io sia una delle persone più solitarie e introverse che conosca c'è una cosa che non sopporto fare da solo: andare al cinema. Andarci da solo mi sembra brutto e triste e mi pare che tolga al cinema il suo bello che, in fin dei conti, è proprio quello di far condividere ad amici e parenti le stesse emozioni.
Nota (*2): mentre scrivevo questo pezzo ho notato che, nei cartoni dove i protagonisti non sono gli animali, molto spesso il personaggio più cattivo è una donna. Non credo che la spiegazione sia sessista, almeno non direttamente: credo invece che sia una perversione della figura della madre, il suo opposto, la sua trasfigurazione da fonte di amore a strega malvagia e che, per questo, colpisca più profondamente l'animo dei bambini instillando incertezze e dubbi.

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