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sabato 5 marzo 2016

Giustizia, democrazia, libertà e la Mela

Ieri mi sono di nuovo azzardato a leggere il FattoQuotidiano: sono stato fortunato e non ho trovato notizie deprimenti (dal mio punto di vista!) e, anzi, l'unico articolo interessante era quello del “solito” Guido Scorza (v. Riservatezza azzerrata) con l'editoriale Apple-FBI: il giudice dà ragione alla società di Cupertino.

Il tema è sempre il solito: la libertà dei cittadini assediata dal potere delle istituzioni che paradossalmente, come scopo ultimo, avrebbero invece il dovere di proteggerla.
Per una volta però, a differenza del solito, la libertà ha vinto una piccola battaglia.

Permettetemi una digressione (v. anche I giudici USA dove approfondisco questo tema) basata sulla lettura di Tocqueville...
Il merito è del sistema americano: spesso sono critico verso gli USA e considero la loro democrazia profondamente ammalata eppure, per quanto malata, è comunque la più sana delle “democrazie occidentali”!
Uno dei motivi, e forse (*1) il principale, per cui la libertà individuale resiste là proprio dove le multinazionali sono più forti e hanno le loro basi è dovuto al sistema con cui i poteri delle varie istituzioni sono bilanciati fra loro. Quando queste furono ideate si pensò non a organi perfetti e incorruttibili ma, anzi, si dette per scontata la possibilità che un'istituzione non facesse il proprio dovere (per esempio abusando del proprio potere) e per questo motivo furono previste delle misure di sicurezza, dei controbilanciamenti fra i vari poteri in maniera da controllarsi e frenarsi a vicenda.
Uno di questi controbilanciamenti è il grande potere attribuito a tutti i loro giudici: se nell'analisi di un caso in tribunale (potessero farlo per qualunque legge in qualunque momento sarebbero essi ad avere troppo potere!) si accorgono che una legge viola qualche principio costituzionale possono, almeno per la parte incriminata, renderla nulla.
Questa grande autonomia dei giudici americani può lasciarci perplessi, può sembrare eccessiva: ma la filosofia dietro la costruzione delle loro istituzioni è proprio questa: grande potere ma distribuito fra molte persone.
Diversamente in Italia, per qualche strano motivo (visto che l'esperienza quotidiana afferma il contrario), si dà per scontato che le istituzioni facciano sempre e solo il proprio dovere, che non ci siano mai abusi né sbilanciamenti. Si dimentica il fattore umano (v. I limiti dell'uomo) e la sua imperfezione: il risultato è corruzione dilagante, inefficienza a tutti i livelli e chi più ne ha più ne metta...

Tornando all'articolo in questione il caso è piuttosto semplice: FBI+DEA hanno chiesto a un giudice (ma c'è una dozzina di altri casi) di ordinare alla Apple di aiutarli a violare il cellulare, da loro prodotto, di un trafficante di droga. Il giudice, che come visto ha un grande potere autonome e indipendente, ha però detto no. Le argomentazioni sono molteplici e fra queste spicca una sorta di “obiezione di coscienza” dove in pratica si afferma che il governo non può chiedere al privato di commettere ciò che questi ritiene eticamente scorretto senza specifiche leggi (ovviamente costituzionali) che lo permettano.
Ma in verità ciò che mi piace e che mi ha impressionato favorevolmente è come un'istituzione, ovvero il giudice, si sia opposto a un'altra istituzione, ovvero l'FBI: questo bilanciamento di poteri, i cui effetti a volte possono sembrare paradossali, è proprio ciò che protegge e garantisce la libertà e democrazia americana.

Anche stavolta molti lettori non hanno colto il messaggio dell'articolo.
Probabilmente si sono fatti confondere dal fatto che il telefonino appartenesse a un trafficante di droga: hanno quindi concluso che fosse giusto che l'Apple cooperasse per violarlo.
Questi lettori confondono il caso specifico con il principio generale. Il principio generale è che, senza specifiche leggi che lo permettano, il governo, tramite una sua istituzione come l'FBI, non può chiedere a un cittadino di fare quello che egli ritiene eticamente scorretto.

Un esempio estremo (e paradossale!): supponiamo che la CIA chieda a una persona di avvelenare un pericoloso terrorista perché solo essa lo può avvicinare senza sospetti. Questo persona dovrebbe obbedire? Anche se non sa se questo terrorista sia veramente tale e se egli, ad esempio, è contro la pena di morte?
Il tribunale americano ha detto che richieste di questo genere, senza leggi specifiche, sono illegittime. Questo non ha quindi niente a che vedere con i diritti dello spacciatore o con la riservatezza in genere!

Per finire un po' di sana dietrologia: 1. il rifiuto di Apple di aiutare l'FBI probabilmente ha motivazioni commerciali e di pubblicità piuttosto che etiche; 2. sicuramente l'NSA non avrebbe problemi a violare anche tali telefonini: si vuole forse instillare un'errata sensazione di fiducia in tali mezzi tecnologici nella speranza che terroristi, o simili, usino sconsideratamente questi strumenti?

Conclusione: ora devo decidere se rispondere a un altro lettore che ha criticato il mio commento (in effetti, per brevità, non particolarmente chiaro). Ho paura di perdere tempo per niente: in genere le persone non vogliono ascoltare i pareri altrui soprattutto se gli si dà torto! Eppure altre persone, che ancora non si sono fatte un'idea precisa, potrebbero leggere la mia precisazione e a queste potrebbe invece servire...

Nota (*1): un altro motivo: gli USA, essendo una potenza egemone, subiscono molto meno le pressioni esterne...

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