«[Figlio dell'uomo] Porgi l'orecchio e ascolta le parole di KGB
e applica la tua mente alla SUA istruzione
» Pv. 22,17

Qui si straparla di vari argomenti:
1. Il genere dei pezzi è segnalato da varie immagini, vedi Legenda
2. Per contattarmi e istruzioni per i nuovi lettori (occasionali e non) qui
3. L'ultimo corto è questo
4. Molti articoli di questo blog fanno riferimento a definizioni e concetti che ho enunciato nella mia Epitome gratuitamente scaricabile QUI. Tali riferimenti sono identificati da una “E” fra parentesi quadre e uno o più capitoli. Per esempio: ([E] 5.1 e 5.4)

giovedì 21 gennaio 2016

Il pericolo nascosto...

La conclusione del pezzo L'origine della dittatura è negativa: l'uomo (*1) moderno non è immune alla dittatura ma è protetto solo da alcune specifiche forme che saprebbe riconoscere: quelle che esaltano gli ideali di nazione e di razza.

Ideologie sotto forme diverse, che non si basino sugli ideali di “nazione e razza”, magari propugnati non da specifiche forze politiche, e che magari non sembrano neppure delle ideologie, potrebbero essere considerate innocue o forse addirittura semplicemente ignorate dalla maggior parte della popolazione.
Come spiegato in L'origine della dittatura è importante esaminare e comprendere il mito alla base di un'ideologia per valutare il pericolo di possibili degenerazioni della stessa. Questa operazione non è banale in quanto richiede anche una buona dose di fantasia per riuscire a immaginare le possibili conseguenze di situazioni nuove e dei loro possibili sviluppi. Non si tratta cioè di una scienza esatta (altrimenti basterebbe una persona che desse l'allarme fornendo una “dimostrazione”!) ma di semplici congetture e la gente, si sa, preferisce non ascoltare le cassandre e fare invece finta che tutto vada bene.
Eppure avere anche solo la consapevolezza dei possibili rischi sarebbe già molto importante: tutti gli occhi sarebbero pronti a cogliere i primi sintomi del concretizzarsi dei pericoli vaticinati e così, forse, si riuscirebbe a evitarli.

Permettetemi una divagazione.
Recentemente mi sono imbattuto nel termine “palingenesi” che è usato in filosofia e geologia oltre ad avere il significato generico di “totale rinnovamento”. Ma “palingenesi” è anche usato in biologia: il danese Haeckel utilizzò tale termine per indicare la sua “legge fondamentale della biogenetica”. Tale legge ha un'enunciazione piuttosto carina che colpisce l'immaginazione: “l'ontogenesi dell'individuo riassume la filogenesi della specie”. In altre parole significa che l'embrione, durante il suo sviluppo, sembra ripercorrere l'evoluzione della specie: ad esempio l'embrione umano sembrerà prima un pesciolino, poi un anfibio, poi un rettile, poi un mammifero, poi una piccola scimmietta...
Oziosamente mi chiedevo se tale legge avesse delle analogie in altri campi e, sebbene un po' una forzata, in effetti qualcosa ho trovato: le istituzioni umane in genere sembrano ripercorrere le tappe della vita di un uomo. Da giovani sono piene di ideali e speranze, durante la giovinezza prendono forma e si delineano nei dettagli, nella maturità provano il loro valore effettivo mentre nella vecchiaia si ammalano di tutti gli acciacchi possibili e immaginabili...
Ovviamente ci sono delle eccezioni ma raramente sfuggono a questa parabola senza evolversi in maniera significativa e quindi trasformandosi in altre istituzioni affini. E questa "evoluzione" è un po' come un figlio: per certi aspetti simile al padre ma anche diverso. E l'istituzione figlia poi non fa altro che incamminarsi lungo la parabola che ho precedentemente evidenziato.
Anche le forme di governo non sfuggono alla legge della palingenesi!
In passato l'uomo si è organizzato in tribù, poi in città stato, poi in piccoli e grandi regni; abbiamo avuto le monarchie assolute e poi i primi parlamenti che limitavano il potere del sovrano; e infine nel 1787 fu scritto il capolavoro (*2) che è la costituzione americana. E la creazione della costituzione americana coincide con la nascita della moderna democrazia.
Si può quindi affermare che la democrazia occidentale ha ormai oltre duecento anni e, già nel secolo scorso, aveva ormai raggiunto la propria “maturità”. Impossibile stabilire una data precisa (*3), diciamo un po' arbitrariamente che dagli anni '80 in poi è entrata nella vecchiaia.
Sfortunatamente non si tratta di una vecchiaia serena e tranquilla: la democrazia è stata colpita da un brutto male, un tumore che non lascia scampo e uccide rapidamente.
Fuor di metafora di quale male sto parlando?
Prima di spiegarlo rimando ad alcune letture propedeutiche: Capitolo VI su alcune delle possibili degenerazioni della democrazia ipotizzate da Tocqueville circa 200 anni fa e che in molti aspetti si sono già realizzate; KGB sullo stato del mondo 2 dove accenno a quali siano le tendenze attuali e le conseguenze per la democrazia; nella seconda parte di Depressione democratica accenno alla mancanza di sensibilità sulla crisi della democrazia di cui in pochi sembrano accorgersi; Comode illusioni dove elenco una serie di concause che spiegano il motivo dell'apatia della popolazione verso i pericoli del calo di libertà; Illusione democratica dove spiego chiaramente perché la democrazia debba essere considerata un mito.
Mi sarebbe piaciuto poter rimandare a un unico pezzo ma il concetto che ho in mente l'ho accennato spesso ma senza mai approfondirlo. Proviamoci oggi...
Il male oscuro della democrazia sono i potentati economici e finanziari, le multinazionali e le grandi banche. Vediamo perché.
Rispetto a 200 anni fa, quando la democrazia era nella sua prima “giovinezza” cosa è cambiato?
In KGB sullo stato del mondo 2 scrissi «fra i singoli uomini di oggi e quelli di un paio di secoli fa non ci sono differenze sostanziali», la democrazia di per sé è cambiata pochissimo (ad esempio il suffragio universale non ne ha rivoluzionato la forma) ma «al contrario le “grandi” aziende di allora sono diventate adesso delle multinazionali che hanno fatturati paragonabili a quelli di stati medio piccoli.»
Questo significa che le istituzioni democratiche, pensate quando le aziende più grandi avevano al massimo il peso economico di una città, non sono state progettate per resistere efficacemente alla pressione e ai condizionamenti che ora questi potentati, proprio come se fossero dei piccoli stati, sono capaci di esprimere.
«Cosa significa questo? È semplice: mentre la capacità del singolo elettore di scegliere il meglio per il proprio interesse è rimasta più o meno costante, l'influenza dei poteri economici/finanziari si è moltiplicata a dismisura, sia al voto grazie al condizionamento dei media (che appartengono a grandi gruppi economico/finanziari) che dopo di esso con pressioni dirette sui politici.»
E a cosa mirano questi potentati economici? A causa della miopia tipica degli imperi commerciali questi si limitano a cercare di massimizzare i propri profitti nel breve o al massimo nel medio termine. Sono quindi prontissimi a fare pressioni per ottenere leggi che aumentino i loro profitti a scapito dell'ambiente, della salute e della giustizia sociale.
Da un punto di vista più “ideologico” e meno “economico” vedono nella popolazione non degli individui ma solo dei consumatori: per questo non sono interessati ai loro diritti ma vogliono solo dei buoni acquirenti e lavoratori a basso costo (di nuovo, a causa della loro miopia, non vedono l'evidente contraddizione) che non diano noie intralciando i loro progetti. Questo significa che i potentati vedono di buon occhio una riduzione delle libertà e della democrazia.
Non è un caso che già nel 1975 la Trilaterale (il prototipo del Gruppo Bilderberg) indicasse fra i mali del mondo occidentale un eccesso di democrazia che portava a scarsa governabilità: senza evocare fantasmi di complotti è logico supporre che con “scarsa governabilità” questi industriali fossero preoccupati per la difficoltà con la quale i propri interessi (non so, dazi doganali, trattati commerciali, vincoli sul lavoro etc...) erano portati avanti e non certo della libertà dei singoli individui. Da allora una generazioni di giovani è ormai andata in pensione portando con sé i propri ideali di un tempo; al contrario le grandi aziende sono cresciute e sono diventate multinazionali sempre perseverando costantemente nel perseguimento dei loro obiettivi: è evidente la disparità di forze fra l'uomo comune, che può dedicare per il tempo limitato della propria vita solo una frazione del suo tempo libero alla politica, e le multinazionali con i loro stuoli di avvocati, lobbisti ed esperti che sono profumatamente stipendiati per lavorare quotidianamente in un'unica direzione...
Ma questi potentati economici come influenzano la democrazia?
Lo fanno in maniera laterale: hanno capito che la maniera più facile per farlo non è quella di scendere nell'agone politico propugnando le proprie idee e interessi; in tal caso, nonostante tutti i loro soldi e influenza, non andrebbero troppo oltre un 5%... Molto più semplice tenersi nell'ombra e portare le proprie istanze, e tutte le relative pressioni, alla coalizione vincente, indipendentemente dal colore politico della stessa: certo, alcuni partiti e politici saranno più o meno malleabili di altri, ma non è questo il problema: la vita di un'azienda è molto più lunga di quella di un uomo e può quindi permettersi di aspettare per tutto il tempo necessario. Una delle conseguenze è che, al di là dei programmi, destra e sinistra (o repubblicani e democratici negli USA) finiscono per assomigliarsi perché, a parte qualche provvedimento di facciata, tendono sempre più a essere dei burattini che portano avanti le volontà dei potentati economici internazionali invece che quella dei propri elettori.
Ecco quindi che lentamente i diritti e le libertà dei cittadini vengono erosi e ridimensionati mentre questi ultimi sono sempre più allontanati dal potere reale in maniera che diventino apatici (v. Fine capitolo V, parte 1) e non possano opporsi a decisioni sgradite o che, addirittura, vadano palesemente contro i propri interessi.
Il trattato TTIP è una mostruosità illuminante (v. parte finale di KGB sullo stato del mondo 2): si tenta addirittura di aggirare il potere politico dei cittadini, in pratica i governi nazionali, subordinandolo a un trattato commerciale: un orrore che solo politici corrotti o completamente folli potrebbero ratificare... e vedrete che lo sarà...
Fine divagazione.

Conclusione: non ho fatto in tempo a concludere questo pezzo ma credo che la direzione dei miei pensieri inizi a essere intuibile...

Nota (*1): E per uomo, giova ripeterlo e specificarlo, intendo una fetta consistente della società non pochi singoli individui.
Nota (*2): Mi chiedo quanto tale costituzione debba al genio di Benjamin Franklin: né solone né leguleio ma grande scienziato...
Nota (*3): In effetti anche per le persone è così: si conosce con esattezza la data di nascita ma non c'è un giorno specifico nel quale si diventa vecchi...

Nessun commento:

Posta un commento