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venerdì 22 maggio 2015

Fine capitolo V - Parte 1

Da qualche tempo mi sono deciso a iniziare a leggere Democracy in America di Alexis de Toqueville scaricato da Gutenberg.org in inglese. Diversi mesi fa provai a leggerne un capitolo significativo (v. Capitolo VI dello scorso settembre) e ne rimasi ammirato.
Stavolta sono invece partito da pagina uno del primo libro (la mia versione è su due libri) e sto procedendo in ordine.

L'analisi di Tocqueville, pur con qualche perplessità sulla sua validità in senso assoluto, è comunque affascinante: basti pensare che parte dalla geografia del continente americano!
Comunque nei primi capitoli ho trovato molte idee interessanti ma non quelle intuizioni geniali che ti danno una prospettiva completamente nuova su un determinato problema.

Oggi però, riprendendone la lettura dopo parecchie settimane (*1), mi sono imbattuto verso la fine del quinto capitolo in un paio di idee che mi hanno colpito.

La prima riflessione parte dal principio cardine che gli interessi dell'uomo siano strettamente connessi all'autorità: nel senso che, ad esempio, l'uomo è interessato a partecipare/cooperare in tutto ciò che gli permette di avere la possibilità concreta di influire sul risultato finale. Affinché l'uomo possa influire su qualcosa deve averne, magari indirettamente, l'autorità.

Tocqueville scrive «The New Englander is attached to his township... ...because it constitutes a social body of which he is a member, and whose government claims and deserves the exercise of his sagacity.» - «L'abitante del New England ama la propria municipalità... ...perché essa constituisce un corpo sociale del quale egli è membro e il governo della stessa richiede e merita l'esercizio del suo acume.»
Cioè per avere il coinvolgimento dei cittadini nella vita pubblica questi devono avere un potere reale.
Tocqueville ribadisce «Without power and indipendence, a town may contain good subjects, but it can have no active citizens» - «Senza potere e indipendenza, una città potrebbe avere dei buoni sudditi ma non avrà dei cittadini attivi».
In altre parole per avere dei cittadini che abbiano senso civico bisogna affidare loro delle responsabilità reali e concrete attraverso del potere effettivo.

Per quale motivo l'astensione sta diventando sempre più alta in Italia? Proprio perché gli elettori si stanno rendendo conto di essere ininfluenti: qualunque cosa votino tutto rimane come prima. Destra e sinistra sono diverse solo a parole...
È questa sensazione di impotenza che allontana i cittadini dalla vita democratica (*2).

La seconda riflessione mi ha ricordato una problematica già affrontata dal “solito” John Stuart Mill e che quindi, immagino, fosse sentita piuttosto viva almeno nel XIX secolo.
Invece, quando la si giudica oggi, si ha una strana sensazione e quasi non si capisce dove sia il problema.
Già l'origine di questa sorta di “allucinazione”, o di parziale cecità, è di per sé molto interessante.
La questione è stabilire quale sia il “giusto” equilibrio fra il potere dello Stato e libertà individuale: entrambi gli autori poi mettono l'accento sul pericolo che lo Stato centrale, per sua stessa natura, accresca (v. Capitolo VI e/o Saggio sulla libertà) sempre più il proprio potere ai danni delle libertà individuali.
La difficoltà che troviamo ad apprezzare questo problema e che viviamo in un epoca dove la pervasività dello Stato, paventata da JSM e Tocqueville, è arrivata a un livello tale che siamo assuefatti a essa e ci rimane difficile, quando non impossibile, immaginarsi come potrebbe essere una società con i cittadini più liberi.

Qualche esempio per capirci: recentemente il mio comune ha approvato un regolamento che stabilisce quale debbano essere i colori delle case coloniche oppure una miriade di vincoli allucinanti per costruirsi un casottino per gli attrezzi nel proprio giardino. Eppure, questi regolamenti, che avrebbero scatenato l'indignazione popolare nel XIX secolo, oramai ci sembrano giustificati o giustificabili con, in questo caso, motivazioni di salvaguardia del paesaggio.
Ma è davvero così? No! Le due norme sopraddette sono semplicemente un'ingerenza del potere (sempre più forte) nei confronti del singolo cittadino (sempre più inerme).
Ad esempio, se la mia casa è circondata da alberi e nessuno la può vedere senza entrare nel mio giardino privato, che senso ha farmela dipingere con specifici colori?
E come si stabilisce quali siano i colori accettabili? Se un novello Picasso (*3) nascesse nel mio comune e decidesse di dipingere la propria casa come, non so, una tigre gigante in agguato fra i campi di grano, ora non potrebbe farlo! Solo perché uno stupido regolamento dice che il suo genio deturperebbe il paesaggio!

Tornando a Tocqueville egli afferma che ci sono due maniere per limitare l'invasività dell'autorità del potere centrale: «The first is to weaken the supreme power in its very principle... ...The second manner … … in distributing the exercise of its privileges in various hands, and in multiplying functionaries, to each of whom the degree of power necessary for him to perform his duty is entrusted.» - «Il primo è indebolire il potere supremo nei suoi principi... ...La seconda maniera [consiste]... … nel distribuire l'esercizio dei suoi privilegi fra più mani, moltiplicando i funzionari, a ognuno dei quali è dato il grado di potere necessario per permettergli di esercitare le proprie funzioni.»
Ovvero: o si limitano i principi grazie ai quali la società può obbligare l'individuo oppure si frammenta il potere in maniera tale da umanizzarlo.
Mi sembrano dei concetti che andrebbero tenuti ben presenti per invertire la tendenza attuale...

Conclusione: in realtà, guardando le mie note, ci sarebbero comunque tanti concetti interessanti anche nei precedenti capitoli... La tentazione sarebbe quella di farci vari pezzi come ho fatto per altri autori: il problema è che si tratta di un compito estremamente impegnativo e faticoso e non sono sicuro di quanto ne valga la pena...
Questo sarebbe uno dei casi in cui il parere dei miei lettori potrebbe essere decisivo: eventualmente lasciatemi un commento al riguardo!

Nota (*1): nel frattempo mi sono letto l'Odissea e un ottimo romanzo di fantascienza di cui, immagino, accennerò a parte.
Nota (*2): aggiungo solo che in Italia, ma anche in molti altri paesi, questo fenomeno, questa degenerazione democratica, è segretamente voluta e auspicata: l'obiettivo della politica attuale non è avere dei “cittadini attivi”, capaci di difendere i propri interessi, ma solo dei “sudditi obbedienti” ai quali togliere diritti, libertà e ricchezza senza che questi protestino.
Nota (*3): o magari se Keith Haring avesse comprato casa da queste parti...

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