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venerdì 20 febbraio 2015

Riciclo 2/2

Ecco la seconda parte...
Spiego quale sia la reazione alle ingerenze dei poteri forti in Italia e in Europa. All'epoca non conoscevo bene Tsipras (non sapevo quanto fosse inquinato da politici "all'antica": dubbio legittimo dopo aver visto in Italia, per le europee, chi hanno raccattato...) e per questo non mi sono sbilanciato troppo nei loro confronti: adesso ho di gran lunga più fiducia...
Per l'Italia mi concentro sul M5S e sulle ragioni del suo fallimento.

Fortunatamente i cittadini non sono ancora completamente in balia dei poteri economici che, sempre più, tendono a controllare il mondo per massimizzare i propri profitti. La democrazia mette comunque a loro disposizione degli strumenti per fare sentire la loro voce e la tecnologia, in particolare la rete Internet, per sua natura non facilmente controllabile, dà la possibilità di organizzarsi in movimenti che sfuggono alla normale logica dei partiti visti ormai non più in grado di tutelare gli interessi della maggioranza.
È importante capire che movimenti come il M5S in Italia, PODEMOS in Spagna, Lista Tsipras in Grecia non sono moti di sola e inutile protesta estemporanea, simili a funghi spuntati dopo un temporale: piuttosto rappresentano la risposta democratica a tendenze sovranazionali che hanno ridotto i partiti tradizionali a burattini impegnati a recitare una commedia dove i governi tolgono libertà e prosperità alle rispettive popolazioni fingendo invece di fare il loro interesse.
È naturale che chi si renda conto che qualsiasi governo, vuoi di sinistra che di destra, non è in grado di risolvere i suoi problemi quotidiani, sempre più gravi a causa della crisi, non abbia altra scelta che o cadere vittima dello sconforto, estraniandosi così completamente dalla politica, oppure di aggrapparsi alla speranza, a qualcosa di diverso che mira al bene di tutti e non di pochi.
Nel 2013, dopo circa un anno della fallimentare “cura” Monti, l'Italia è tornata al voto ed è stato il M5S ha trovarsi nella posizione di intercettare i voti della crescente fetta di elettori delusi dai partiti tradizionali.
Pur senza organizzazione, con solo un abbozzo di programma, senza soldi e con candidati sconosciuti il M5S ha perfino rischiato di vincere le elezioni. In quei giorni l'entusiasmo fra attivisti e sostenitori era altissimo: realmente si pensava che fosse iniziata una nuova epoca. Che fosse giunto il momento di una politica diversa che desse dignità e speranza al futuro di tutti.
Grillo aveva creato dal niente una grande forza politica che, da quel momento, avrebbe dovuto iniziare a muoversi da sola applicando a se stessa i principi che professava. Era giunto il tempo di iniziare a mantenere le promesse.
Sfortunatamente protestare è facile ma mantenere con serietà gli impegni presi è molto più difficile.
Durante la campagna elettorale, a ogni manifestazione, Grillo spiegava che, passate le elezioni, egli avrebbe subito fatto un passo indietro rimanendo solo, come benigno garante, a osservare da lontano e senza intromettersi nelle decisioni dei parlamentari.
Uno strumento informatico che permettesse alla base di dare le proprie indicazioni ai portavoce in parlamento, avrebbe dovuto essere pronto in brevissimo tempo: quante volte in campagna elettorale Grillo ripetette che fra gli attivisti c'era un altissimo numero di ingegneri informatici? Sarebbe stata una bazzecola diceva…
Eppure già a marzo 2013, subito dopo le elezioni, si iniziarono a notare le prime incongruenze: Grillo, invece di tornare a fare i suoi spettacoli a pagamento in giro per l'Italia come più volte dichiarato, iniziò a dare delle precisi indicazioni politiche ai parlamentari sul possibile appoggio al PD di Bersani.
All'epoca però l'entusiasmo era alto e la fiducia nel fondatore del movimento massima: senza entrare nel merito della rigidità politica decisa, si pensò che ancora era presto, che i parlamentari non sapevano come muoversi né avevano avuto il tempo di auto organizzarsi. Contemporaneamente la base non aveva modo di far conoscere le proprie idee ai portavoce e quindi c'era un vuoto di potere da riempire: a tutti sembrò giusto e naturale che a farlo fosse proprio Grillo.
Il problema è che quella situazione, comprensibile per l'inaspettato successo, è rimasta invariata non per pochi mesi ma, ormai, per quasi due anni.
La base non ha ancora una maniera univoca, al di là degli espedienti ideati dai singoli, per comunicare con i propri parlamentari.
Anzi la linea politica viene portata avanti dal cosiddetto “Staff”, ovvero dagli impiegati dell'azienda di Casaleggio, che pubblicando in totale autonomia gli articoli sul Blog ne decidono, senza nessun controllo dal basso, la strategia.
Se per la base è impossibile comunicare con lo “Staff”, anche per i parlamentari è estremamente difficile. Il risultato è che a volte si pubblicano articoli che smentiscono o contrastano apertamente il lavoro svolto in Parlamento e che sono quindi controproducenti per il movimento stesso.
Il M5S è attualmente composto da tre anime: una base di attivisti, fondamentalmente sana e onesta, che crede in quello che fa, che si impegna e sacrifica il proprio tempo libero nella speranza di salvare l'Italia. Questa base è però mantenuta volutamente disorganizzata e senza strumenti per potersi esprimere e far valere le proprie ragioni e necessità.
Poi ci sono i parlamentari divisi in due gruppi: uno, più ristretto, che è, con discutibile successo, il volto pubblico del M5S e la maggioranza che con impegno e dedizione lavora nelle commissioni ma che, raramente, riesce a far conoscere all'esterno il lavoro svolto. Questo secondo gruppo di parlamentari ha l'unica funzione di dare l'impressione ad attivisti e simpatizzanti di un M5S che lavori a testa bassa senza discutere, o chiudendo gli occhi, sulle incongruenze sempre più palesi del movimento.
Infine c'è lo “Staff”: un gruppo di sconosciuti, non eletti da nessuno, che in maniera autonoma decide la strategia e, più di una volta, a causa di articoli intempestivi o fuori luogo, ha vanificato l'onesto lavoro svolto sul territorio da parte degli attivisti. A loro si aggiungono le estemporanee uscite di Grillo, per il quale “tutto va bene”, che sembrano sempre più irrelate all'attuale situazione politica italiana.
La cosiddetta “democrazia diretta” è confusa con dei sondaggi in linea sui quali ci si deve esprimere senza alcun preavviso, e per un periodo limitatissimo, rigidamente in orario di lavoro. Per non parlare poi dell'ambiguità delle domande, talvolta poste per indirizzare già verso una specifica risposta, né dell'assenza di garanzie sulla regolarità del voto gestito sui calcolatori di Casaleggio.
Si è poi confusa la base di attivisti con gli iscritti al blog col risultato che in pratica c'è il paradosso di non sapere se chi vi voti sia veramente un attivista o simpatizzante del M5S! Questa base di sconosciuti è, in teoria, la massima autorità del M5S e, probabilmente per questa sua intrinseca inaffidabilità, è interpellata il meno possibile e sempre più spesso in maniera tale che si limiti a ratificare decisioni già prese. L'alternativa sarebbe quella di fornire agli attivisti impegnati da anni sul territorio la possibilità di organizzarsi ma questa eventualità non è né voluta né gradita né, in effetti, tollerata.
Il risultato nel tempo di queste contraddizioni è stato una progressiva perdita di credibilità da parte dell'elettore medio e di una crescente disillusione anche da parte degli attivisti storici. Le recenti elezioni hanno ormai più volte dimostrato la necessità di una riforma interna ma ogni tentativo spontaneo di farlo è stato immediatamente frustrato. Paradossalmente, è triste ma vero, ma una forza che aspira a cambiare l'Italia sembra non essere nemmeno in grado di cambiare se stessa per gestire, valorizzandolo, il successo raggiunto.

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