«[Figlio dell'uomo] Porgi l'orecchio e ascolta le parole di KGB
e applica la tua mente alla SUA istruzione
» Pv. 22,17

Qui si straparla di vari argomenti:
1. Il genere dei pezzi è segnalato da varie immagini, vedi Legenda
2. Per contattarmi e istruzioni per i nuovi lettori (occasionali e non) qui
3. L'ultimo corto è questo
4. Molti articoli di questo blog fanno riferimento a definizioni e concetti che ho enunciato nella mia Epitome gratuitamente scaricabile QUI. Tali riferimenti sono identificati da una “E” fra parentesi quadre e uno o più capitoli. Per esempio: ([E] 5.1 e 5.4)

lunedì 3 marzo 2014

Grana pentastellata 2


In Grana pentastellata ho analizzato alcuni problemi, intrinsechi e non, delle ultime votazioni in linea organizzate dal M5S. In quelle analisi ho più volte accennato a un altro problema che ho definito di organizzazione e struttura interna: vediamo oggi di approfondire questo secondo argomento.

Durante lo “Tsunami Tour” del 2013, ad ogni comizio in piazza, Grillo ripeteva che, una volta conclusa la campagna elettorale, egli avrebbe fatto un passo indietro lasciando carta bianca ai parlamentari e avrebbe ricominciato a fare i suoi spettacoli in giro per l'Italia.
In realtà Grillo è rimasto in una specie di zona grigia: per la normale amministrazione non si fa sentire ma per le decisioni importanti la sua opinione pare essere decisiva.
Già un anno fa, ai tempi del non accordo con Bersani, accennai al problema (v. Incongruenza nel M5S) e spiegai che Grillo aveva riempito un vuoto di rappresentanza dato che i parlamentari neoeletti non avevano ancora avuto modo di organizzarsi e, contemporaneamente, mancavano gli strumenti per mettere in comunicazione gli stessi con la base.

In questo lasso di tempo non è cambiato molto: Grillo e il suo staff, i parlamentari e la base degli attivisti rimangono tre forze che hanno grande difficoltà a comunicare fra loro.
Evidentemente è mancata la volontà di adeguare l'organizzazione del M5S al successo ottenuto alle elezioni. Io credo che Grillo, e anche molti parlamentari, si rendano conto che in questo momento, essere l'unica forza politica ad adoperare la democrazia diretta sarebbe controproducente.
Una delle caratteristiche della democrazia diretta è quella di rendere pubbliche le indicazioni della base ma, in questo modo, si dà un vantaggio incolmabile alle altre forze politiche che conoscono esattamente gli obiettivi dell'avversario; in questa maniera non si avrebbe più la possibilità di bluffare o di chiedere di più a quanto realmente si aspira per ottenere solo ciò che ci sta a cuore, eccetera. Usare la democrazia diretta quando gli altri non lo fanno equivale a giocare a poker mostrando agli avversari le proprie carte...
L'altro problema è quello tradizionale della democrazia diretta ovvero l'impossibilità del cittadino medio di essere adeguatamente preparato su argomenti complessi. Ne ho già scritto molte volte quindi ne do un esempio un po' diverso tanto per cambiare: il deputato che lavora in una commissione, dopo un anno di frequentazione degli altri membri, ne conosce la personalità e il modo di fare, grazie a ciò avrà un'idea piuttosto chiara su come muoversi, su cosa può aspirare a ottenere, etc. Al contrario il comune cittadino, ma anche il comune attivista, non conosce queste relazioni umane e le loro implicazioni: se il deputato si affidasse alla base, tramite la democrazia diretta, per avere indicazioni su come muoversi farebbe sicuramente molto peggio di quanto non faccia agendo con la propria testa.

Da questo punto di vista mi rinfranca sapere che anche Massimo Fini la pensa come me. Al riguardo rimando alla lettura del suo articolo Da Yanukovic a Grillo: dove il passaggio saliente è «Semmai l'errore di Grillo, nella sua ansia di democratizzazione universale via web, è stato quello di affidare la decisione delle questioni più importanti alla Rete e di non aver capito che un movimento rivoluzionario, sia pur pacifico, ai suoi inizi non può che essere leninista.» (*1)
Dove per leninista intende (credo!) guidato dall'alto, da qualcuno che abbia una visione e sappia dove sta andando: se ci si affida all'opinione della massa si diventa miopi, si fanno le scelte più ovvie e si rischia di impantanarsi.

Tutto questo mi sta bene e lo condivido però ritengo sarebbe corretto chiarirlo pubblicamente e magari arrivare a dei compromessi: ad esempio usare la democrazia diretta solo per indicazioni estremamente generali per poi lasciare la messa in atto di tali decisioni ai nostri rappresentanti.
Questo “delegare” da parte del cittadino sa di vecchia politica? Non proprio: semmai assomiglia alla vecchia politica come avrebbe dovuto essere ma non è mai stata!

Quindi non c'è bisogno di alcuna organizzazione?
No al contrario!
Prima di tutto una struttura più definita permetterebbe delle regole chiare con una definizione dei ruoli e dei compiti. Si eliminerebbero molti dubbi e ambiguità che i soliti media, più o meno a sproposito, usano per attaccare il M5S. Si eviterebbero comportamenti autolesionistici per colpa di regole stupide che, al momento, non sembra essere possibile né modificare né derogare (*2).
Il “Non-Statuto” deve essere aggiornato: andava bene prima dell'esplosione del M5S ma adesso è inadeguato. Ad esempio la mancanza di qualsiasi status dei gruppi locali è penalizzante per molti motivi: come fare a raccogliere fondi per l'autofinanziamento? Cioè a chi vanno i soldi? Chi emette la fattura? Oppure se si scopre qualcosa che non va nella cosa pubblica e ci si vuole rivolgere all'autorità giuridica è il singolo attivista che lo deve fare a proprio nome e non, ad esempio, il gruppo del M5S locale.

Quando parlo di struttura non sto parlando di sedi (*3) ma di organizzazione.
Un buon punto di partenza potrebbe essere quello di riconoscere formalmente i gruppi locali (con modalità da definire) in maniera che questi possano, non solo “certificare” i propri attivisti (v. Grana pentastellata), ma anche organizzarsi fra loro e far sentire la propria voce dando indicazioni ed evidenziando problematiche.

In conclusione il M5S manca di struttura e organizzazione: non ne servirebbe molta ma solo un pochino di più... Al momento però Grillo e parlamentari sembrano preferire muoversi senza alcun vincolo col risultato paradossale che proprio il movimento che si ispira alla democrazia diretta sembra talvolta essere una dittatura.

E, finalmente chiariti questi concetti, nel prossimo pezzo potrò finalmente affrontare l'argomento a cui volevo arrivare: l'espulsione dei quattro senatori!

Nota (*1): nei giorni scorsi mi era capitato di ascoltare un'intervista radiofonica nella quale ribadiva questi concetti in maniera più approfondita ma, ovviamente (!), non la ritrovo più...
Nota (*2): qui ho chiaro in mente un episodio che ha coinvolto il gruppo con il quale collaboro ma, proprio per questo motivo, evito di entrare nei dettagli. Credetemi sulla parola.
Nota (*3): che avrebbero un costo che non potremmo permetterci senza finire per dipendere da dei finanziatori con tutto ciò che ne consegue...

Nessun commento:

Posta un commento