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venerdì 10 gennaio 2014

Ancora sull'amore aggrovigliato...

Ho scoperto che mi piace disquisire dei miei racconti: per quanto approssimativi e inapprezzati a me, come loro autore, sembrano tutti belli! Come dice il proverbio ogni scarrafone è bello a mamma sua...
In particolare a Strabuccino, che per certi aspetti è un po' il mio alter ego, sono molto affezionato.

Il suo ultimo racconto (v. Strabuccino e il groviglio d'amore o l'anfibologia) l'ho scritto tutto di getto. Anzi avevo scritto pochi paragrafi, poi ero rimasto fermo per vari giorni e, infine, l'ho finito tutto insieme.
Forse sbagliando l'ho pubblicato in un unico pezzo: in questa maniera è forse troppo lungo e temo che il lettore medio finisca per leggerlo di corsa non cogliendone tutte le sfumature...

Comunque ci sono molte “i” a cui vorrei aggiungere i proverbiali puntini: procedo in ordine sparso...

Il nome Diaspra non sembra avere senso nel racconto e infatti non lo ha!
Il motivo è che inizialmente il finale avrebbe dovuto essere completamente diverso! Il diaspro è infatti una pietra durissima e, soprattutto, è simbolo di durezza d'animo: la mia idea iniziale era che Diaspra, dopo il pomeriggio apparentemente idilliaco con Strabuccino, sparisse per sempre dalla sua vita (ma non morendo!) senza fornirgli alcuna ragione. Mi piaceva l'idea di lasciare ai lettori il compito di trovare la soluzione a questo apparente paradosso. Poi, considerata la possibilità datami dagli “effluvi” di Strabuccino, e soprattutto ammaliato dalla scena della canina Metà che fedelmente veglia sulla padrona, ho scritto il finale attuale.
Eppure ancora mi chiedo se il finale che avevo in mente dall'inizio non sarebbe stato migliore...

Sempre a proposito di nomi, per chi non ha avuto voglio di cercare sul dizionario, faccio notare che il significato di “carbuncolo” è rubino e, per estensione, indica anche altre pietre di color rosso accesso: si riferisce quindi agli occhi di Diaspra e non, come erroneamente pensato da Strabuccino, ai suoi capelli o al suo “lato B”...

Il gioco di parole con “Metà” e “Done” l'avete capito tutti vero? È una sciocchezza ma ci ho perso un sacco di tempo a trovare dei nomi che si adattassero a tutte le idee che avevo in mente!
In particolare mi sembrava divertente che la frase “Guarda Done, qualcuno come te!” si potesse trasformare in qualcosa del tipo “Guardone culo tette!” che, a sua volta, Diaspra rielabora con “Guarda che culo e tette!”...

Sempre per chi non ha avuto voglia di aprire il dizionario l'agemina è una tecnica metallurgica che consiste nel battere a freddo dei fili o foglie d'argento (o altri metalli preziosi) in appositi incavi scavati nel metallo. Insomma si tratta di una tecnica per inserire preziose decorazioni in armature, elmi etc...
Per la cronaca ho imparato questa parola dalla lettura di Caligvla...

Infine il distico finale. Si è trattato d'ispirazione improvvisa ma mi è subito piaciuto.
Ovviamente si riferisce al fatto che gli effluvi tossici del corpo di Strabuccino uccidono la sua anima gemella ma si può anche interpretare con il fatto che l'amore stesso (che ha provocato gli effluvi malefici) abbia separato i corpi dei due amanti con la morte. In questa ambiguità interpretativa risiede l'anfibologia ma, in effetti, sarebbe stato forse più corretto parlare di anastrofe visto che gli elementi del secondo verso sono invertiti rispetto al primo...

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