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giovedì 26 dicembre 2013

L'ora delle Boldrini

Una decina di anni fa comprai un insolito regalo a mia madre: un libro dell'orrore!
Mia mamma leggeva molto ma quello non era il suo genere: la verità è che lo volevo leggere io e, anzi, glielo dissi chiaramente per spronarla maggiormente alla lettura! Mi sembrava brutto infatti leggere quel libro prima di lei...

La mamma lo lesse rapidamente e, almeno così mi disse, le piacque abbastanza. Poi fu il mio turno...

Il libro è L'ora delle streghe di Anne Rice, Ed.TEADUE, 1998, trad. Roberta Rambelli.
A distanza di una decina d'anni non ricordavo praticamente niente dei dettagli della trama. Ovviamente ricordavo che è un imponente ricostruzione delle generazioni delle gesta di una famiglia di streghe ma poco di più: avevo il ricordo di un finale che non mi era piaciuto, quasi grottesco e quello triste di una persona (ma non chi né perché...(*1)) che non viene salvata in tempo...

Comprando i regali natalizi ho scoperto che tale libro fa parte di una trilogia e così mi sono comprato il secondo volume: prima di iniziarlo ho però voluto rileggermi anche l'imponente (oltre 900 pagine!) opera precedente...

In questa seconda lettura mi è piaciuto molto di più: ho la sensazione che dieci anni fa lo lessi troppo velocemente. Invece è un libro d'atmosfera che va gustato lentamente: bisogna avere la pazienza di non sorvolare sulle lunghe descrizioni di case e giardini e, contemporaneamente, apprezzare i piccoli dettagli, come vengono disegnati gli innumerevoli personaggi...

L'opera in sé è molto ambiziosa: descrive infatti accuratamente ben tredici generazioni di streghe per un arco di tempo di oltre 300 anni!
Prevedibilmente anche la sua struttura è peculiare. Il primo capitolo descrive accuratamente un personaggio, un dottore, che non comparirà più nei capitoli successivi: il suo scopo è solo quello di descrivere, dal suo punto di vista, scorci della situazione attuale della famiglia Mayfair (la famiglia delle streghe). Lo stesso accade per i capitoli successivi: via via ci vengono dati nuovi dettagli attraverso aneddoti (magari anche su alcuni loro antenati) e chiacchiere da bar ma si rimane sempre all'esterno della famiglia.
Vengono anche introdotti i personaggi principali ma anche loro non conoscono la storia della famiglia Mayfair e quindi non apportano nuovi dettagli.

Poi c'è la parte centrale del libro dove invece si “entra” nella storia della famiglia attraverso corposi resoconti storici scritti da un'organizzazione segreta dedita allo studio dell'occulto. Contemporaneamente anche i due protagonisti convergono verso l'epicentro della storia, New Orleans dove c'è la casa di famiglia delle streghe Mayfair...

I resoconti storici spiegano molto ma non tutto: soprattutto non riesce a chiarire i numerosi misteri che accompagnano la sorte delle ultime generazioni di streghe (esclusa la tredicesima, Rowan, che è una dei due protagonisti!).
Nella parte finale i due protagonisti, finalmente a New Orleans, svelano molti di questi misteri e si scopre che chi sembrava cattiva non lo era poi interamente né chi sembrava buono lo era veramente...

Poi c'è il finale vero e proprio e questo ha continuato a deludermi anche se, avendo letto la storia più attentamente, mi è parso più tollerabile...

Nel complesso un libro magnifico ma non per tutti: non aspettatevi streghe alla Harry Potter con magie a ogni pagina! Qui esiste certo il paranormale ma è di sfondo e serve a contribuire alla creazione della giusta atmosfera tenebrosa, di contrasto fra bello e brutto. È un libro lentissimo e per apprezzarlo non bisogna solo appassionarsi alla vicenda principale ma anche alle innumerevoli storie secondarie basate sulle relazioni fra i vari componenti della famiglia Mayfair.

Durante la lettura mi sono segnato qualche nota:
A pagina 532 mi sembra che ci sia un errore. Un personaggio importante (il terzo protagonista si potrebbe dire) scrive “Scott stava per ordinarmi di rientrare quando feci appello al mio grado. Ero più anziano di lui. Avevo rifiutato la nomina a direttore, che per questo era toccata a lui.
Beh, secondo i miei calcoli (esatti), all'epoca tale personaggio ha solo 37 anni: mi sembra improbabile che il direttore fosse ancora più giovane! La confusione (credo) nasce dal fatto che tale personaggio è normalmente descritto come un arzillo vecchietto...

Due pagine dopo un nuovo errore: si dice che la famiglia Mayfair è studiata dal diciottesimo secolo mentre in realtà è dal diciassettesimo! Questo errore così ravvicinato al precedente mi fa pensare che quel particolare capitolo fu scritto molto prima del resto dell'opera quando ancora la trama non aveva assinto una struttura definitiva..

A pagina 662 c'è invece una frase, pensata dalla protagonista femminile, che mi ha colpito:
«Forse il suo errore stava nel fatto che aveva sempre confuso la forza con la freddezza, nelle donne. Forse era un errore di quasi tutti gli uomini.»
A me pare molto interessante e onestamente ancora non so dire se anch'io faccio questa confusione...

Poi mi sembrava di avere almeno un'altra nota ma non la trovo più... Poco male: si trattava semplicemente di un piccolo errore nella citazione della strega di Endor...

Nota (*1): la “persona” è Deirdre, la strega della dodicesima generazione che dall'età di diciassette anni è tenuta segregata in casa e in cliniche psichiatriche. Anche stavolta ci sono rimasto male quando non viene salvata...

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