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martedì 18 giugno 2013

Sciupatrama...

...e come tale da leggere dopo Mi hanno pubblicato!...

La scorsa settimana mi sono divertito a scrivere un breve racconto di quelli che mi riescono meglio: praticamente senza trama e con vari episodi autoconclusivi uno dietro all'altro...
Come al solito l'ispirazione di partenza nasce grazie a un'insonnia da cui sono derivate le idee base.
C'è da aggiungere che, scrivendo per un altro viario (*1), sono stato più scrupoloso del solito e l'ho curato come faccio solo per gli scritti più seri.
Proprio per lo sforzo aggiuntivo fatto voglio ora svelare quanto ragionamento ci sia dietro le mie battute sciocchine...

Prima di tutto la “trama”, ovvero l'immagine dell'avvocato in fila per ritirare i faldoni negli uffici super disorganizzati, è vagamente basata su un pezzo che lessi anni fa sul viario (*1) Mi sa ke nn esisto: prima di scrivere il racconto avevo provato a ricercarlo per rileggerlo ma (era molto vecchio e ben nascosto) non mi era riuscito...

L'inizio è stato durissimo da scrivere: nella mia fantasia volevo far pubblicare a Castoro Volante il pezzo senza far sapere che non fosse suo per vedere come reagivano i suoi lettori...
Per questo motivo nella prima stesura avevo cercato di dare un'apparenza di realismo al racconto per passare solo in seguito agli episodi paradossali. Castoro Volante mi aveva fatto però notare che fra i suoi lettori ci sono molti avvocati che, non essendo fessi, avrebbero subito capito l'inghippo. Così mi sono ritrovato con una storia che aveva una partenza lenta e noiosa che non aveva più motivo di essere (visto che veniva svelato nella premessa che l'autore non è un avvocato).
Lentamente l'ho riscritta tutta, tagliando l'introduzione “realistica” e aggiungendo l'episodio dell'“avvocato alfa” e quello dell'Apple Store. Per l'episodio dell'Apple Store cercavo un “i-qualcosa” divertente e, alla ricerca di idee, ho riempito una pagina scorrendo il vocabolario alla lettera “i”. Però a parte “i-gloo”, simpatico ma non eccezionale, non ero riuscito a trovare niente di meglio che “i-one” con la sua vaga assonanza con “coglione”. Poi, proprio mentre scrivevo, ho messo insieme i-MaxOne che, spero si capisca, suona un po' come “i-massone” da cui l'idea chiave dell'episodio...

La scena dell'ufficio dove tutto pare andare al rallentatore viene direttamente dalla mia esperienza all'ufficio postale vicino casa: vedi Caos postale...

L'episodio seguente, in verità piuttosto modesto, è frutto della mia insonnia. Da notare solo il termine “analettico” che fa parte delle parole che sto imparando a memoria: vedi l'introduzione di Randa.

La battuta chiave della scena con la praticante viene direttamente da un aneddoto narratomi da un mio amico che aveva effettivamente fatto la battuta del testo a una collega (in più lui aveva, senza saperlo, il proprio capo alle spalle!). Il finale peripatetico è ovviamente una mia idea...

Anche l'episodio dell'impiegato sonnolento mi ha dato da fare: anche qui infatti avevo cercato di dare un tocco di realismo che poi ho dovuto togliere. Da notare che la battuta del pene e della vagina l'ho aggiunta in seguito: mi sembrava una facezia divertente e così ho riletto tutto il racconto per trovare il punto “migliore” dove inserirla. Anche la battuta finale “iter amministrativo” è una aggiunta, inizialmente c'era qualcosa di molto meno divertente che stonava...

La scena del topo è frutto dell'insonnia. Il finale con l'acronimo BONA (che acquista il suo reale significato qualche episodio più tardi) è un miglioramento rispetto all'iniziale PERA...

Pure l'episodio con la protezione civile è frutto dell'insonnia, però la battuta fra parentesi (forse la mia preferita dell'intero racconto) è nata per caso: volevo semplicemente scrivere che gli avvocati in coda non hanno sete perché bevono molto a casa ma, a causa delle mie scarse capacità letterarie, è venuta fuori una frase che sembra alludere al fatto che tutti gli avvocati hanno una specie di gobba!

Anche la scena con Sasha Grey, sebbene l'abbia migliorata con vari ritocchi, è frutto dell'insonnia compreso l'inciso centrale sulla Grecia.

L'episodio della fotocopiatrice, in realtà composto da quattro storielle, è il frutto di successivi miglioramenti. Inizialmente il tecnico aveva più spazio (senza motivo visto che non faceva ridere) ma progressivamente l'ho eliminato quasi del tutto.
Personalmente mi piace moltissimo il suicidio del giovane che si lancia dalla finestra che viene accolto dalla “generale ironia dei passanti”!
Ah, sul finale faccio sfoggio della mia recente conoscenza di figure retoriche (anche queste imparate a memoria) con il termine “allitterazione”.

Nell'intermezzo successivo faccio sfoggio anche di “antifrase” e “disfemismo”: sono infatti arrivato solo alla lettera “d”! Da notare che la battuta “in culo al giudice” l'avevo già usata in un commento allo stesso viario (*1) di Castoro Volante.

Il lungo paragrafo seguente è divertente ma senza battute eccezionali, anzi...

L'episodio in cui vengono menzionate le pellicole “Avvocati e gentiluomini” e “Schindler's list” mi è venuto mentre scrivevo: c'è solo da segnalare che, in una serie di epistole private con un amico ingegnere, avevo scherzato accennando a un “Ingegneri e gentiluomini”...
L'ispirazione per la scenetta della signora inferma me l'ha data un mio amico avvocato: cioè lui mi disse solo di essere stato nominato “tutore legale” di un'anziana signora, tutto il resto, compresa l'insana gerontofilia, è farina del mio sacco.

La scenetta successiva è un po' forte e temevo che Castoro Volante me la censurasse: anche questa non era prevista ed è nata spontaneamente mentre scrivevo. Da segnalare la mia ricerca su Wikipedia alla ricerca di una canzone della Pausini: alla fine ho optato per un brano dei primi album affinché fosse relativamente noto ma senza alcuna menzione particolare. Non ho idea se tale canzone sia bella o brutta!

Come per l'inizio, anche il finale mi ha dato un sacco di problemi. Inizialmente il racconto era strutturato diversamente ma il finale era comunque debole: in questo caso sono però riuscito a sfruttare la conoscenza da parte del lettore che il testo non è di Castoro Volante. Infatti avevo pregato Castoro Volante di specificare quanto KGB volesse leggere nuovi pezzi sul suo viario (*1) in maniera da potermi riallacciare proprio alla premessa iniziale per la battuta finale.
Non è facile chiudere un racconto così disarticolato con un finale che riesca a spiccare sul resto della storia ma in questo caso, anche grazie alla simmetria inizio-fine, sono soddisfatto del risultato.

Un commento merita anche la bella introduzione di Castoro Volante: essenziale, divertente e puntuale. Senza giri di parole inutili è riuscito a inquadrare la situazione e a creare curiosità sufficiente per stimolare la lettura del pezzo...

Nota (*1): “viario” = vi-(rtuale) + (di)-ario = blog; v. il corto Viario.

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