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venerdì 15 febbraio 2013

Il buono ma brutto Ingegnere (3/?)

Premetto che scrissi questa parte del racconto una decina di giorni fa: ben prima che il Papa si dimettesse.
Visto che non mi va di riscrivere il paragrafo incriminato, pubblico questa parte della storia anche se incompleta (anche se, in effetti, avrei tempo fino alle 20:00 del 28...)

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Sfortuna volle che proprio allora il Menghettini avesse terminato la sua presentazione e stesse chiedendo se ci fossero domande: tutti gli occhi dei presenti si rivolsero verso l'Ingegnere che, grazie ad anni di pratica di riunioni, si accorse dell'improvviso silenzio e ritornò in sé vigile come una mangusta. Subito usò la sua tecnica di difesa: sorrise e annui leggermente.
«Prego, qual è la sua domanda?» - insistette però il ragioniere.
Bastardo!” - pensò l'Ingegnere - “mi vuole far fare brutta figura! Davanti a tutti poi! E non è nemmeno un ingegnere quello stronzo!”. Contemporaneamente l'Ingegnere manteneva però il pieno controllo del volto: era un riflesso condizionato così come certi animali che, quando in pericolo si fingono morti, così lui continuava a sorridere e annuire leggermente.
«Allora, cos'ha da dire!?» - intervenne il Presidente seccato per il prolungato silenzio.
Cazzo! qui si mette male...” - pensò l'Ingegnere mentre continuava a sorridere e ad annuire leggermente. Ormai i muscoli facciali iniziavano a essere stanchi e una goccia di sudore sulla tempia tradiva la tensione nervosa. Più che un sorriso oramai la sua faccia aveva assunto un ghigno malvagio e supponente: l'Ingegnere ne era consapevole ma, pur non apprezzando l'idea di assomigliare a Benedetto XVI, non poteva farci niente.
I colleghi iniziarono a mormorare mentre l'Ingegnere teneva duro, poi qualcuno iniziò a ridere e, come una valanga, le risa coinvolsero rapidamente tutti gli astanti, Presidente e Presidentino compresi. Il buon Menghettini si guardò intorno a bocca spalancata, prima si fece piccolo piccolo, poi scoppiò a piangere e corse via accompagnato da risa fragorose e sbeffeggiamenti vari.
Solo allora l'Ingegnere si rilassò: sapeva di aver vinto la discussione col Menghettini e, anzi, di averne demolito le teorie dimostrandole assurde. Si guardò intorno compiaciuto mentre lo stesso Presidente si complimentava con lui.
«Bravo! Bravissimo! Col suo prolungato silenzio ironico ha confutato magnificamente le fosche previsioni di quell'uccello del malaugurio del Menghettini! Adesso ci illumini tutti con la sua proposta: sono sicuro che sarà brillante come al solito!» - l'incoraggio il Presidente.

Sfortunatamente l'Ingegnere non aveva preparato nessuna presentazione, né sapeva cosa dire né, invero, aveva alcuna idea di cosa si stesse discutendo...
La tecnica del sorridere e assentire non sarebbe andata bene: era una tecnica difensiva mentre adesso doveva passare all'offensiva.
Così prese tempo e, con movimenti lenti e studiati, spostò indietro la sua poltroncina allontanandola dal tavolo in maniera che tutti lo potessero vedere bene. Accavallò la gamba destra sulla sinistra; si appoggiò col gomito sinistro su un bracciolo della poltrona mantenendo però il collo e la testa ben eretti; portò in avanti il braccio destro e tese la mano per parlare; quindi piegò il polso alla maniera degli oratori, tenendo le ultime due dita chiuse, le altre sporgenti leggermente verso l'alto e il pollice puntato in avanti; il monociglio arcuato a formare un unico punto interrogativo orizzontale, l'occhio sinistro socchiuso e il destro sgranato. Dopodiché...

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