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mercoledì 12 settembre 2012

Barbagrigia di noia

Ho letto uno dei libri di fantascienza peggiori che mi siano mai capitati fra le mani: si tratta di “Barbagrigia” di Brian W. Aldiss, Ed. Sellerio, 1995, trad. Ugo Malaguti.
Si tratta di uno dei cinque libri di fantascienza che comprai a poco meno di 3€ la scorsa primavera (v. corto Basso costo) e che finalmente mi sono deciso a leggere.
Il libro è datato (del 1964) ma non è questo il problema: lo spunto è che la razza umana (e anche molti altri mammiferi) è stata resa sterile dalle radiazioni provocate dalle esplosioni nucleari nello spazio. Scientificamente non è troppo credibile ma, anche chiudendo un occhio e facendo finta che le basi della storia siano solide, è proprio la trama che comunque non regge: è noiosissima!
L'idea, se sorvoliamo sul motivo della sterilità della razza umana, era promettente: la popolazione invecchia sempre più e, al momento in cui inizia il racconto, i personaggi più giovani sono degli ultra-sessantenni. Le opportunità per una trama interessante ci sono ma il background storico (in pratica cosa ha combinato l'umanità negli ultimi cinquant'anni) non regge perché troppo irrealistico. E i protagonisti che fanno? Si limitano a scendere in barca lungo il Tamigi attraversando zone spopolate e incontrando di tanto in tanto qualche vecchio picchiatello. Questa trama “principale” è interrotta da vari flashback che descrivano le “non avventure” dei protagonisti quando erano più giovani andando sempre più indietro nel tempo fino a quando questi erano solo dei bambini.
È così che, nell'ultimo flashback, si vengono a conoscere i genitori del protagonista (Barbagrigia) e i motivi della crisi della loro relazione. C'è da chiedersi: queste informazioni servono a qualcosa? aiutano a capire le motivazioni dei personaggi? Hanno uno scopo che non sia riempire delle pagine?
Le risposte sono tre “no”: servono solo a palesare quanto sia sballato il background storico e, per di più, fanno sbadigliare dalla noia...
Nonostante tutti questi difetti ho voluto finire di leggere il romanzo: era chiaro che l'autore voleva arrivare a dimostrare qualcosa, che aveva insomma in serbo un colpo di scena finale o un messaggio da comunicare...
Così, nelle ultime due-tre pagine, scopro che l'umanità non è destinata a estinguersi perché i bambini stanno ricomparendo (l'effetto delle radiazioni si è "invertito" e, seppur raramente, le arzille vecchiette stanno iniziando a mettere al mondo dei neonati) ma si nascondono nei boschi!
Come poi facciano questi neonati a sparire e a nascondersi nei boschi non viene spiegato: si tratta di una delle molteplici contraddizioni del libro...
In pratica (secondo me) la morale del libro è “gli adulti non dovrebbero cercare di imporre le loro idee ai giovani”.
Capirete quindi perché sono deluso...

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