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mercoledì 4 luglio 2012

Acquisti musicali

Anche da me fa caldo ma molto meno che altrove: ieri sera verso mezzanotte, per colpa del computer sempre acceso, mi sono ritrovato con 26,5° in camera mentre altrove c'era un grado meno circa. In giardino invece c'erano 24° che è veramente molto visto che in genere di notte la temperatura crolla e si avvicina ai 20... Stamani, dopo una notte passata con le finestre aperte, la temperatura si era abbassata di un ulteriore grado. Comunque, finalmente, ho dormito benissimo!

Per evitare di ripetere il problema di ieri sto scrivendo su un secondo computer in salotto: ho però l'impiccio di dover usare la tastiera italiana mentre invece sono abituato a quella internazionale. La differenza è che qui ho disponibili le vocali già accentate e non devo comporle con accento (grave o acuto) + vocale.

Per questo motivo non me la sento di scrivere un post troppo impegnativo: avrei finalmente finito di leggere le 800 e passa pagine del “Ramo d'oro” di Frazer ma commentarlo adeguatamente non sarà facile e non voglio avere la distrazione aggiuntiva di una tastiera a cui non sono abituato.

Racconterò quindi degli acquisti musicali che ho fatto nel mio breve soggiorno insonne al mare. Sì perché, diversamente dal solito, ho evitato le librerie: per una volta i libri da leggere non sono aumentati!
Invece mi sono comprato dei balocchini per la chitarra: oggetti sostanzialmente inutili ma che volevo provare e che comunque mi hanno divertito.

Per prima cosa mi sono comprato tre nuovi plettri: seguendo l'indicazione del maestro, li ho presi di uno spessore molto maggiore del mio solito: 1,14 1,5 e 2,0 mm (tutti marca Dunlop). Quello più piccolo ha ancora una parvenza di flessibilità ma gli altri sembrano decisamente rigidi.
Anche il mio orecchio da principiante si è accorto della differenza: le corde più spesse adesso vengono messe vigorosamente in vibrazione mentre prima, con i plettri supermorbidi, quasi non si muovevano. La differenza è un suono, ad esempio negli accordi, molto più corposo e profondo. E poi c'è anche l'attacco (credo si dica così): la corda sembra emettere il suono più prontamente rispetto a prima. Probabilmente perché il plettro, non piegandosi sopra di essa, la lascia subito libera di vibrare.
Adesso trovo verosimile che orecchie più allenate delle mie riescano a cogliere sfumature sottili nei suoni generati usando plettri di materiali e spessori diversi.

Poi ho comprato una nuova cintura/tracolla: quella che avevo non era regolabile col risultato che la chitarra mi ciondolava troppo in basso. Il maestro mi ha suggerito di iniziare a suonare in piedi e io sono curioso di provare.
Al momento però la nuova cintura si trova sempre in macchina: ho paura di rimanere deluso e quindi, nonostante la curiosità, non mi decido a prenderla. Molto tipico di KGB.

Ma l'acquisto principale è stato un pedale!
Quando per la prima volta sentii un amico parlarmi di pedali pensai che mi stesse prendendo in giro: “che c'entrano i pedali con la chitarra?” pensai.
Poi, intuitivamente capii che erano marchingegni che modificavano il suono della chitarra elettrica e, più tardi, capii che si chiamano “pedali” perché sono fatti per essere attivati e disattivati con un piede (hanno un grosso pulsante sul dorso).
Però pensavo che fossero degli aggeggi che distraevano dallo studio chitarra e che spingevano l'aspirante chitarrista a spendere soldi in ageggi sempre nuovi: cioè leggevo di gente fissata con questi pedali che, invece di concentrarsi sul migliorare, si distraevano con questi oggetti un po' fini a se stessi alla vana ricerca del "proprio suono".
In realtà...avevo ragione!
Però sono anche proprio divertenti da usare! Cambiare le regolazioni ottenendo suoni diversi dà quasi una sensazione di potenza. L'immaginazione corre e ci si sente calati in strane atmosfere. Chi ama la musica non può non essere attratto dai nuovi suoni esotici emessi dal proprio strumento... Poi, riuscire a controllarli per usarli in maniera proficua, è un altro discorso: probabilmente in questo caso ho ragione a ritenere che solo i chitarristi più esperti possano capire e usare questo diverso “linguaggio” della chitarra senza limitarsi ad apprezzarlo affascinati.
Dimenticavo il pedale che ho preso è un “Vintage delay” della Behringer (la marca più economica) pagato 25€. Inutile dire che mi diverto un mondo e che sicuramente, prima o poi, ne comprerò un altro!

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