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martedì 28 febbraio 2012

Ultimi e penultimi

Sul Corriere.it mi è capitato di leggere un articolo, Quando sono i penultimi a vietare l'ingresso agli ultimi, a modo suo interessante.
Storia, luoghi comuni e ipocrisia nostrana mischiati insieme per produrre un articolo che in fondo a ben poco da dire. Insomma un articolo come tanti...

Eppure qui c'è anche una confusione logica, un confondersi di analogie, che ironicamente, al lettore attento dovrebbero suggerire un significato opposto a quello voluto dall'autore!

Riassumo brevemente l'articolo nei suoi punti salienti.
Una marocchina, la titolare di un negozio, espone all'ingresso un cartello dove chiede agli zingari di non entrare. L'articolo mostra la foto parziale di un cartello dov'è scritto:
Siamo spiacenti
ma per maleducazione
e non rispetto delle
regole, e numerosi furti
VIETATO ENTRARE
ai ZINGARI!
Non per razzismo

Lunga e tragica rievocazione dei disagi patiti dai nostri connazionali emigrati sia in USA che, più recentemente, in Germania. In particolare viene raccontato un episodio di violenza avvenuta negli USA lo scorso secolo dove degli italiani (all'epoca gli ultimi arrivati) furono linciati da una folla della quale facevano parte anche molti neri (equivalenti ai penultimi dell'analogia).
La tesi del giornalista: gli ultimi arrivati, appena riescono a integrarsi e a salire nella scala sociale iniziano a guardare dall'alto in basso, e quindi con razzismo, chi arriva dopo di loro.

La confusione di cui ho accennato sta nel parlare a volte di ultimi nella scala sociale e a volte di ultimi ad arrivare come immigrati in un paese.

Nella prima analogia, quella “storica”, si hanno: i neri penultimi sia nella scala sociale che nell'arrivo negli USA (beh, comunque già in America prima dei nostri connazionali) e gli italiani, ultimi sia nella scala sociale che come arrivati.
La seconda analogia, basata sul fatto di cronaca, vede la marocchina penultima nella scala sociale e gli zingari ultimi. C'è però un'importante differenza: a quanto ne so i marocchini sono sbarcati in forze negli ultimi vent'anni mentre gli zingari vi circolano da molto più tempo...

Nelle intenzioni dell'autore la morale, immagino, avrebbe voluto essere che gli zingari, come i nostri connazionali tanti anni fa, sono le incolpevoli vittime del razzismo. La differenza nelle due analogie ne rovescia però il significato!
Chi legge l'articolo infatti, osservando la discrepanza che ho sottolineato, dovrebbe porsi la domanda “Come mai gli zingari, già da tempo in Italia, sono ancora gli ultimi nella scala sociale”?
E le risposte a questa domanda non sempre sono lusinghiere per gli zingari: a differenza dei neri americani, che temevano gli italiani perché gli rubavano il lavoro, la “nostra” marocchina, lo si evince dal cartello che espone, teme sì che gli zingari la derubino... ma non del lavoro...

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