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lunedì 3 gennaio 2011

Ricordo zio Gip (*1)

Un mese fa è morto mio zio. Sul momento ero stato tentato di scrivere subito un post su di lui ma poi ho preferito aspettare: per l'emozione del momento avevo paura di lasciarmi andare e di diventare troppo sdolcinato o melodrammatico.

Oggi vorrei proporne un ricordo che, probabilmente dirà poco o nulla a chi non lo ha conosciuto, ma che, nonostante tutto, spero riesca a dare qualche tocco di colore a un individuo eccezionale che, per chi legge questo post, è solo un grado di parentela con il sottoscritto.

La mia prospettiva forse non è la migliore per dare una visione globale della sua persona: egli era del 1928 e io, in pratica, ho iniziato a conoscerlo solo negli ultimi venti anni. Cosa abbia fatto nei sessant'anni precedenti lo conosco solo per sentito dire e quindi mi asterrò dallo scriverne.

In generale
Mio zio era un uomo di grande intelligenza e di Cultura (*2) smisurata.
Aveva una memoria eccezionale: da giovane era in grado di leggere un libro e di ricordarne poi il contenuto pagina per pagina. Anche adesso, a 82 anni, aveva una memoria ottima, molto migliore della mia (che, a parte la sbadataggine, non è disprezzabile) e ricordava senza problemi minuzie e dettagli letti magari 30, 40 o 50 anni fa (*3).
Era laureato in economia (*4) ma la sua passione è sempre stata la storia. Era un profondo conoscitore di tutta la storia ma soprattutto della Grecia antica e dell'età di Pericle in particolare.
Grazie alla sua intelligenza e alle sue vaste conoscenze era in grado di fornire pareri e giudizi originalissimi su praticamente ogni argomento.

Per me
Per questo, quando mi capitava di notare un particolare non evidente del mondo quotidiano, mi piaceva parlarci e chiedergli la sua opinione. In genere eravamo d'accordo, spesso mi forniva molti spunti interessanti di riflessione e a volte, ma più raramente, ero io che avevo visto più lontano e in quei momenti ero fiero di me stesso. Mi piaceva confrontare le mie opinioni con le sue, magari su qualche fatto di politica internazionale: in particolare apprezzavo come riuscisse a confrontare la situazione attuale con esempi storici del passato (*5). Inoltre una notevole affinità di vedute e l'amore per il lato nascosto delle cose ci aiutava ad andare d'accordo.
Ero molto orgoglioso di lui: nelle rare occasioni in cui eravamo insieme a dei miei amici, cercavo di far sì che mostrasse la sua cultura. Sfortunatamente era un po' timido e preferiva ascoltarci sorridendo bonariamente.

Elementi sparsi
  1. Il libro che stava leggendo: “La catilinaria di Sallustio e l'ideologia dell'integrazione” di Orazio Bianco, Edizioni milella, 1975, Lecce
  2. Le ultime parole con mio padre al telefono qualche ora prima di morire: “Franco, ma perché non vai all'ospedale? Ti fanno qualche flebo e ti tirano un po' su...” - “Ora non mi sento bene: appena sto meglio lo farò...”
  3. A un'amica pochi giorni prima di morire: “Quest'anno per Natale non ci vedremo: vado in campagna...” - “con Gabriele?” - “No...” (*6)
  4. La mia ultima conversazione con lui il giorno prima che morisse: nel WE lo avevo chiamato un paio di volte per parlare delle prossime rivelazioni di wikileaks (ricordate come ero su di giri?). Mi chiamò lui mercoledì: ci trovammo d'accordo che, nel complesso, le rivelazioni dei dispacci non erano particolarmente sconvolgenti. In un secondo momento ci ripensai e gli dissi che, in generale era così, ma mi aveva molto colpito che nazioni arabe, come l'Arabia Saudita, avessero chiesto agli USA di attaccare l'Iran. Lo zio mi spiegò (partendo da molto lontano come era suo solito!) che la visita del Papa in Inghilterra era stata un successo: questo non ci stupiva più di tanto, anche sapendo che gli inglesi sono anglicani e non cattolici, perché oramai, nel mondo occidentale, le divergenze religiose non sono così sentite come in passato. Per questo, per gli occidentali, è difficile capire la rivalità, quasi l'odio, che intercorre fra sciiti (l'Iran) e i sunniti (il resto dei paesi arabi). Come al solito credo che la sua intuizione fosse corretta...


Adesso
Adesso mi capita di leggere un articolo o di fare una riflessione e di provare l'impulso di sapere cosa ne pensa lo zio. Sfortunatamente ciò non è più possibile ed è altamente improbabile che incontri un altra persona come lui con la quale confrontarmi (*7).
Per me è scomparsa una persona insostituibile che stimavo enormemente (*8).

Nota (*1): L'origine del soprannome Gip è simpatica e significativa. Il Gip era un personaggio di una storia del fumetto "Braccio di Ferro" intitolata "il mistero del Gip". Il Gip era un misterioso animaletto che sapeva tutto ma che non parlava: rispondeva alle domande utilizzando la sua coda. Se la drizzava come se fosse un punto interrogativo significava "sì", se invece la disponeva come un punto interrogativo significava "no". Il soprannome fu attribuito allo zio da un cugino intorno agli anni '50...
Nota (*2): Volutamente ho scritto “Cultura” con la C maiuscola per non confonderla con l'erudizione. La sua conoscenza non derivava dal sentito dire ma dallo studio di (molti) libri.
Nota (*3): Tipo chi erano i luogotenenti di Giulio Cesare durante la campagna di Gallia oppure chi erano i genitori di San Martino e tantissime altre cose che, anche aiutandosi con Google, non sarebbe facile sapere...
Nota (*4): La “tradizione” vuole che si sia iscritto a economia non per passione ma perché tale facoltà prometteva opportunità di lavoro che gli avrebbero permesso di aiutare la famiglia.
Nota (*5): Un esempio che trovo affascinante: secondo lui la situazione degli USA dopo il crollo dell'URSS ricordava quella di Roma dopo la sconfitta di Cartagine. Il vuoto di potere che si era venuto a creare nel mondo, una ventina di anni fa, e nel Mediterraneo duemila anni fa, lasciava una sola superpotenza senza alcun avversario.
Nota (*6): Devo aggiungere che adesso conservo io a casa le sue ceneri: è in campagna ma non è più con me. Per Natale inoltre sono andato a mangiare al ristorante con mio padre...
Nota (*7): Il primo esempio banale che mi viene in mente: ho letto che i commercianti di pelli olandesi del 1700 commerciavano facendo credito agli indiani, pur consapevoli di rimetterci alla lunga, perché in cambio ottenevano una certa influenza su di loro e, di conseguenza, all'interno della propria comunità. A chi mai interesserebbe una simile informazione? Invece con mio zio avrei potuto discuterne e, sono sicuro, egli mi avrebbe fornito chissà quali interessanti analogie storiche o semplici commenti.
Nota (*8) sentimentale: Oltre ad essere una persona a cui volevo molto bene e che mi apprezzava.

2 commenti:

  1. FMD ha scritto... hai dato una bellissima immagine di una persona probabilmente unica... sono belle le descrizioni ed il ricordo che hai dato di tuo zio.

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  2. Ti ringrazio: mi era parso di essere stato troppo freddo e distaccato...
    Sai forse cosa? Ho descritto le mie interazioni con lui dimenticandomi di ricordare i sorrisi che l'accompagnavano...

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