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martedì 5 ottobre 2010

Compagni di banchi

Ieri, mentre scrivevo l'inutile post che appare di seguito, mi era tornato in mente, attraverso bislacche associazioni di idee, un episodio buffo e curioso.

Appena mi iscrissi a FB, una delle prime cose che provai a fare, fu cercare di individuare i miei vecchi compagni di classe, con particolare attenzione ai miei amici...

Dei quattro/cinque amici del liceo che avrei voluto trovare non c'era traccia (beh, di uno c'erano molti, troppi, omonimi e non mi andava di mandare messaggi del tipo “oh!? Sei tu??”), in compenso però, ritrovai entrambi i miei migliori amici delle elementari.

Con uno di questi si riuscì poi a organizzare una cena. Fu buffo perché, inizialmente, mi sembrò di stare con uno sconosciuto del quale conoscevo molto bene l'infanzia.
Non so, ci divertimmo a ricordare e confrontare vecchi episodi: egli si ricordava cose che per me, all'epoca, erano state del tutto indifferenti mentre io me ne ricordavo altre di cui egli non aveva alcuna memoria.
Nonostante questo avevo difficoltà a identificare, nell'anziano signore davanti a me, il mio vecchio amico e compagno di banco col quale ridevo sempre insieme: all'epoca infatti ero noto come Ridolini...

Alla fine della cena/incontro mi sentivo un po' confuso perché passavo, da momenti in cui sentivo un forte trasporto emotivo verso il vecchio amico, ad altri in cui era solo un estraneo.
Una prima considerazione fu che ci fosse qualcosa di innaturale nella possibilità data da FB di rincontrare vecchie amicizie.
Non so, provo a buttare giù un ipotesi che mi balena per il cervello: noi siamo definiti dal nostro passato. Alcuni dei mattoncini costitutivi che lo compongono sono rappresentati dalle nostre vecchie amicizie. In particolare, i ricordi di queste amicizie, si cristallizzano e diventano delle figure quasi idealizzate. Ad esempio, nella mia memoria, questo mio amico era super ganzo ed eccelleva in tutto quello che faceva. Dopo averlo rincontrato, a distanza di un quarto di secolo, mi sono reso conto che era un uomo comune (in senso positivo contrapposto a non idealizzato! In realtà è tanto comune quanto lo può essere un musicista di professione!). Questa consapevolezza sbriciolò però il mattoncino (corrispondente all'amico) della mia personalità/memoria lasciando un “buco” da cui passavano spifferi di ansietà e incertezza. Da qui, ipotizzo, la strana sensazione di disagio...
Spero che mi abbiate capito perché non so come spiegarmi meglio...

Comunque, durante questa cena, successe anche un fatto particolarmente curioso: io e il mio amico eravamo stati piazzati in un tavolinetto per due, l'uno di fronte all'altro...
Di fronte a me, a circa cinque metri di distanza, sedeva un'altra coppia, un uomo e una donna, con l'uomo rivolto nella mia direzione.
Durante la cena, mentre ero del tutto preso dal condividere ricordi ed esperienze col mio vecchio amico, una parte del mio cervello registrò il fatto che l'uomo incrociava molto spesso il mio sguardo e, anzi, sembrava scrutarmi con profondo interesse forse più attento a me che alla sua compagna. Inoltre i suoi occhi erano molto particolari: ravvicinati, leggermente sporgenti e con sopracciglia unite che rendevano il suo sguardo particolarmente intenso...
Come detto però, notai la cosa, ma non mi soffermai a rifletterci sopra perché totalmente coinvolto nella mia conversazione. In circostanze normali sono sicuro che sarebbe scattato un campanellino d'allarme nel mio cervello!

Tornato a casa, a letto, ripensai alla serata e mi tornò in mente il signore che mi fissava stranamente: improvvisamente tutto mi fu chiaro!
Si trattava del mio compagno di banco del liceo! Uno di quelli che avrei tanto voluto rintracciare su FB senza riuscirci! Ne sono sicuro al 99.9%... non lo riconobbi subito solamente perché il mio cervello era sovraccarico e il “broccolo” non mi fece nessun gesto o cenno significativo che scuotesse la mia attenzione...

Uno straordinario caso di serendipità mancata...

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