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mercoledì 28 aprile 2010

Stalking

Stamani, mentre mi preparavo per partire, ascoltavo la televisione.
La trasmissione sintonizzata parlava di stalking ed erano presenti avvocati e altri esperti. Ovviamente, ogni tre parole, venivano fatti riferimenti, più o meno opportuni, ai recenti fatti di cronaca.

Poi ho sentito anche vari suggerimenti paradossali. Ad esempio, oltre alle solite ovvietà, ho sentito anche il seguente consiglio su cosa fare se si nota una persona sconosciuta che manifesta evidenti segni di squilibrio: facilissimo! basta informare della cosa il medico curante dello sconosciuto. E come si fa a sapere chi sia il suo medico curante? Su questo dettaglio hanno sorvolato.

In generale mi ha colpito come affrontavano il problema: come se fosse una pratica burocratica; come se lo stalking fosse equivalente a un reato comune. Basta andare dal giudice X fare una denuncia Y e, subito, le efficientissime strutture sociali italiane, si attivano e risolvono il problema...

I cosiddetti esperti, sembrano ignorare, oppure volutamente ignorano, che, chi commette gli estremi gesti folli, che arrivano alla ribalta della cronaca, come uccidere ex-moglie, vicino di casa, ex collega etc... sono individui chiaramente malati.
Cosa si fa con gli ammalati? Si curano. Invece, secondo gli esperti, la soluzione a ogni problema si riduce a una pratica burocratica. "Si chiede direttamente al giudice l'interdizione etc...".
Ora, un individuo con problemi psichici, cosa ci fa con un'ordinanza del giudice? Non rispondo a questa domanda retorica per non scadere nel volgare...
"E poi c'è l'allontanamento coatto. I carabinieri possono allontanare forzatamente, ad esempio, il marito violento dalla casa condivisa con moglie/figli...".
Ma poi che fanno i carabinieri? Restano di guardia 24 ore su 24? La scorta, in Italia, è un privilegio, anzi uno status symbol, riservato alle autorità, non alle persone realmente in pericolo.
Quindi? Abbiamo allontanato il marito violento ma niente impedisce che ritorni improvvisamente, con ancora più rancore di prima, magari per commettere un gesto inconsulto. Non sono uno psicologo ma mi pare che, questa procedura, equivalga ad esacerbare gli animi soprattutto se, l'individuo violento, è realmente pericoloso.

E poi chi controlla che le accuse siano vere? Gli "esperti" fanno sembrare tutte le misure cautelari praticamente automatiche per ogni denuncia. Ma se le accuse sono false?

Non so, forse nell'80-90% dei casi, la legge anti-stalking, è un efficace deterrente contro comportamenti, come minimo, sgradevoli. Però, proprio nei casi più pericolosi, dove lo stalking è sintomo di grave squilibrio mentale, è realmente utile? E` davvero una soluzione oppure equivale a gettare benzina sul fuoco?
Boh... immagino che, fra qualche anno, le statistiche risponderanno a questa domanda.

Cosa suggerisco io? E` evidente che, notare qualcosa che non va, richieda una conoscenza della materia molto minore di quanto non sia necessario per proporre una soluzione articolata e sensata.
Mi pare però che, la soluzione italiana, equivalga a cercare di spengere, l'incendio di una casa in fiamme, con pochi secchi d'acqua. Le famiglie, a parte l'incerta compagnia di qualche carta bollata, rimangono sole ad affrontare il problema.
L'ideale sarebbe cercare di risolvere questi problemi nelle loro fasi iniziali, quando la situazione non è già fortemente compromessa. Ma, per fare questo, servirebbero dei servizi sociali reattivi ed efficaci che, in Italia, allo stato attuale, sono semplicemente impossibili.
E allora continuiamo così: alla persona malata di nervi non diamo pasticche ma carte bollate. Cerchiamo di curare un malato, non con medicine, ma per legge, con una bella ordinanza del giudice. "Guarisci e smetti di fare stalking altrimenti sarai arrestato..."

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