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martedì 6 aprile 2010

Abramo

Dedicato a chi sa che è dedicato a lui.

In quei tempi, Abramo e Sara, erano ormai vecchi e vizzi come due prugne secche: ma, mentre Sara ancora si difendeva, soprattutto Abramo era tutto sfatto...
Egli disperava quindi di avere un figlio da sua moglie perché, ormai, numerosi anni erano passati da quando si erano uniti in matrimonio.
La mancanza di un erede era il grande cruccio di Abramo che, con parenti e amici, non perdeva occasione per lamentarsi di come la ghianda non volesse mettere radici nel ventre della moglie.
Un giorno Abramo incontrò l'arcangelo Gabriele che, travestito da beduino, conduceva una gran schiera di cammelli carichi di merci preziose. Abramo voleva comprare delle stoffe per sua moglie Sara ma, Gabriele, tirava sul prezzo. Così Abramo invitò il finto beduino a casa sua per bere insieme due tazze di birra di latte fermentato di capra speziata con sali di sabbia: liscio per se stesso e, con due cubetti di ghiaccio, per Gabriele.
Abramo, che questi cocktail non li reggeva bene, iniziò a dar di gomito a Gabriele e a raccontargli la sua afflizione: aveva carri a motore, frondosi ulivi e abbondanza di terra coltivabile vicino alla fertile ansa del grande fiume. Eppure Dio, che aveva così generosamente ripagato gli sforzi del suo lavoro, ancora non lo aveva benedetto con un figlio che lo moltiplicasse. A Gabriele non piaceva impicciarsi degli affari intimi di Abramo; aveva quasi deciso di far saltare l'affare e andarsene, quando, l'anziano vegliardo, suggerì che avrebbe potuto comprare anche un tappeto grande. Così Gabriele pazientò e ascoltò le parole di Abramo.
Finito che ebbe di narrare la sua storia Abramo chiese all'arcangelo:
- "Oh, egregio beduino dalla testa grande e la fronte spaziosa! Tu che vivi e strisci come un serpente nella sabbia, tu che parli alla salamandra del fuoco e allo scorpione solitario, tu che hai ascoltato pazientemente le mie parole, dimmi! Mi ripeto perché sono un po' rintronato ma, ti prego, oh beduino, che pari nasconder delle ali sotto il mantello, dimmi: cosa devo fare per avere un erede?"
- "Oh, Abramo, ciucciato dalle streghe sembri, ormai da settanta anni sposato a tua moglie, eppure ci sono ancora cose che non sai!"
- "Per favore, eccellente Beduino, mi illumini! Io seguo la Legge a menadito ma ancora il Signore non mi ha concesso la grazia che bramo..." - implorò Abramo.
- "Per prima cosa, Abramo dimmi, dividi sempre il letto con tua moglie?"
- "Certo! Nonostante sia vecchio, e le forze non siano più quelle di un donzello, ogni sera divido il letto con mia moglie e, al mattino, nonostante il mal di schiena, lo riattacchiamo insieme..."
- "Ecco, lo immaginavo: voi, vecchi bavosi... scusami Abramo, posso darti del tu?"
- "Ovviamente buon beduino cencioso del deserto... ma ti prego prosegui..."
- "Dicevo: tu, vecchio bavoso, segui la Legge alla lettera, ma ne fraintendi la sostanza. Dividere il letto significa che tu devi conoscere tua moglie!"
- "Per mille vitelli d'oro! questa non la sapevo... Eppure è da oltre settant'anni che siamo sposati, fra poco festeggeremo l'anniversario di diamante, credo di poter dire di conoscere mia moglie..."
- "Ma la conosci carnalmente?" - chiese Gabriele ammiccando.
- "Beh, la conosco bene ma, certo, non come conosco me stesso..."
- "Come? conosci te stesso?! E` peccato!! Tu, Abramo, devi conoscere tua moglie, non te stesso!"
- "Oh, come... non capisco..." - disse, un po' confuso, Abramo
- "Come ci vedi?" - chiese improvvisamente l'arcangelo Gabriele.
- "Beh, alla mia età, non più molto bene..."
- "Appunto! Se esistessero, dovresti portare gli occhiali! E, ascoltami bene, se continui a conoscere te stesso, diventerai completamente cieco!"
Abramo impallidì e quasi inghiottì la dentiera per lo spavento. Poi, però, si riebbe, e sospettò che il beduino tentasse di fregarlo.
- "Ho capito perchè tu, astuto beduino, dici così! Vuoi impaurirmi per raggirarmi sul prezzo del tappeto!"
- "Mira! Io non sono un semplice e puzzolente beduino del deserto! Io sono l'arcangelo Gabriele inviato da Dio!" - disse Gabriele aprendo le ali mentre, una luce celestiale, si spandeva tutto intorno a lui.
- "Perdonate questo stolido vecchio! Finalmente Dio vi ha mandato in risposta alle mie suppliche! Fate di me quel che dovete!" - disse Abramo prostrandosi e, slacciatesi le brache, offrì, le secche e rugose natiche all'arcangelo...
- "Per favore Abramo! Ho appena mangiato, ritirati su le brache! e poi, la missione datami da Dio non ha niente a che vedere con te: devo solo rivendere con buon profitto queste merci che Egli ha comprato a un'asta di liquidazione... Comunque ascoltami!" - proseguì l'arcangelo.
- "Se vuoi un erede devi smetterla di dividere il letto ma, invece, devi conoscere tua moglie e, soprattutto, devi smetterla di conoscere te stesso! Altrimenti... come posso dire... se disperdi il tuo seme, esso non avrà il vigore necessario per moltiplicarti in tua moglie!"
Poi Gabriele, prima di andarsene, approfittando del fatto che Abramo era ancora un po' intimorito, gli vendette ben due tappeti e un set di pentole a pressione.
Da parte sua Abramo non aveva capito molto la storia dei semi, e anche chi doveva conoscere chi gli era poco chiaro, ma, per paura di diventare cieco, non aveva osato fare domande. Così fece l'unica cosa che aveva capito: smise di dividere il letto con la moglie e, anzi, si trasferì in un'altra stanza.
Così Sara rimase incinta e Abramo ringraziò il Signore.

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