«[Figlio dell'uomo] Porgi l'orecchio e ascolta le parole di KGB
e applica la tua mente alla SUA istruzione
» Pv. 22,17

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sabato 21 febbraio 2015

AedE: Scena I, Atto III

Le istruzioni in breve (la versione completa è qui):
  1. Fare partire il primo brano della scena
    • Regolare il volume della musica non troppo alto: si deve sentire chiaramente ma non deve distrarre
    • Per calarsi nella giusta atmosfera cercare di battere il ritmo della musica con la mano
    • Non prestare attenzione alle parole della musica o alle immagini del video: in genere il testo della canzone non avrà nessuna attinenza con la scena e potrebbe quindi distrarre e confondere il lettore. Abbandonarsi semplicemente all'atmosfera!
  2. Aspettare il tempo indicato prima di iniziare a leggere il testo della tragedia vero e proprio. E non sbirciare!
  3. Leggere con attenzione cercando di seguire la punteggiatura e “interpretando” i vari personaggi
  4. Finita la lettura aspettate che il brano musicale termini prima di avviare il successivo o passare alla scena seguente



Aspetta 2m 10s

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[Il sole è appena tramontato e Andros cammina fra le rovine del villaggio]
Andros – [a se stesso] Infine eccomi giunto: con nove mesi di ritardo calco le note vie che mi furono così care. Della violenza che le attraversò rimane solo un eco lontano il cui riverbero smarrito, incerto, si aggira fra le pietre crollate...
La magica clamide che fu di Ippandro mi cela alla vista. Intorno ai rari fuochi vedo, non visto, pochi sopravvissuti logori, impauriti e stanchi. Rapidi e furtivi, come ladri scorati, si aggirano fra le rovinate dimore. Ma nessuno è più lo stesso: là riconosco Xenoasto, un tempo forte e spavaldo, adesso è un monco claudicante che, con timoroso sospetto, scruta fra le ombre di ogni anfratto; e il vecchio Sofonkrì, che con importuna prodigalità a tutti donava consigli, è ora scheletrico fantasma: accoccolato a terra, fissa il vuoto e batte i denti.
Sfuggiti alla morte, adesso l'attendono tremebondi. Il villaggio, come germoglio senza radici, privato di donne e bambini, non ha futuro né speranza: nemmeno dopo lunghi laboriosi anni potrà risorgere; poco più a lungo dei miseri e sparuti abitanti i suoi muri crepati dureranno.
Andros – [alla propria ombra] Sei buffa lo sai? Mai prima di ora ti avevo vista vagare da sola! Ma un'ombra solitaria, fra ombre di uomini spenti, non viene notata. Preferisco aggirarmi non visto fra queste anime meschine: non voglio rispondere a veruna domanda né illuderli con ingannevoli speranze. Le dirute abitazioni arse dal rogo, le macchie scure che ancora si mostrano qua e là, urlano già tutto ciò che c'è da sapere...
Andros – [a se stesso] Ma, ecco, intravedo la mia destinazione illuminata da fiaccole che ardono sconsolate: il tempio di Afrodite Colpode. Le sue snelle colonne di marmo pentelico, sebbene annerite dal fumo e scheggiate dalla spada, sono ancora in piedi: certo al suo interno troverò la nobile Callipente che mi attende.



Aspetta 1m

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[Andros ha raggiunto la scalinata che porta all'interno del tempio]
Andros - [a se stesso] Sono arrivato ma adesso che debbo fare? Il messaggero alato mi invitò a venire ma, senza l'esplicito permesso di colei che l'inviò, esito a entrare...
Vecchia – [levandosi da un mucchietto di cenci abbandonati] Da dove arrivi Andros?
Andros – [sussultando] Perdonami signora, nel buio non ti avevo notata... [con stupore] Ma tu riesci a vedermi?!
Vecchia – Chi cerchi Andros?
Andros – Tu chi sei? Sai il mio nome, ma la fuliggine e le chiome sparte che ti nascondono il volto mi impediscono di riconoscerti...
Vecchia – Da dove arrivi Andros?
Andros – Provengo dall'altro versante del nostro monte alto e selvaggio che, sempre vigile, sul mare svetta. Ma tu, dimmi...
Vecchia – [interrompendolo] Chi vedi Andros?
Andros – [iniziando ad arrabbiarsi] Vedo una piccola e vecchia megera, sdentata e rugosa, con le poche ciocche di capelli canuti tutte arruffate, coperta di sudici stracci: una mendicante che fa troppe domande e non dà risposte!
Vecchia – [divertita] Ricordavo Andros, giovane cortese e garbato, ma ora il figlio di Omotimo è uomo superbo che giudica il vino dalla forma dell'anfora: è così Andros?
Andros – Superbo no, poco paziente sì: chi sei strega che riesci a vedere oltre l'oscura cortina di questo mantello?
Vecchia – [scostandosi i capelli dal volto] I barbari crudeli mi strapparono gli occhi: più non vedo ma, ciò che solo allo sguardo è nascosto, non mi sfugge... Comprendi ora Andros?
Andros – [impietosito] Perdonami signora, hai ragione: il dolore mio, alle sofferenze altrui, ha reso me insensibile. Nessun mistero: hai solo udito e riconosciuto la mia voce. Non ho monete da donarti però, se di altro hai bisogno, quel che posso farò.
Vecchia – Ora ti riconosco Andros! Non ti preoccupare per me: Afrodite fiore di schiuma, a suo modo, si prende cura delle proprie serve. I miei giorni sono contati ormai, lo sento: se ancora vivo, scarna ombra di me stessa, è solo per portare a termine un ultimo compito. Seguimi e ti spiegherò perché è stato convocato Andros...
Andros – Callipente?! Sei tu?

Elenco dei brani in ordine di apparizione:
1. Medhelan di Furor Gallico
2. Lost di Vision of Atlantis

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